L’aveva definita “potenza di fuoco”.
E tutti giù con titoloni, pronti a vantare l’operazione di governo. Peccato che non sia esattamente tutto così semplice come vorrebbero propagandarlo. Perché lo “Stato garante” nei prestiti alle imprese, senza accordo con l’Unione Europea, non garantisce proprio un bel niente.
Punto primo: i 400 miliardi sono fittizi.
Esistono sulla carta, ma parliamo di numeri sbandierati a casaccio.
Punto secondo: come spiega Antonio Patuelli, presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), in un’intervista rilasciata a MilanoFinanza, il quadro che si va delineando è l’esatto opposto di quello dipinto dal Premier Conte. E Patuelli ci va subito giù pesante, precisando come nella comunicazione “si è data l’errata sensazione dell’immediatezza della distribuzione della liquidità, il che ha portato molti imprenditori a telefonare alle banche per chiedere come fare per ottenerla”.
Ricorda, Patuelli, che “ci troviamo di fronte ad una bozza non pubblicata in Gazzetta ufficiale, perché le garanzie della Sace previste dal governo, prima di essere applicate, richiedono il via libera dell’Unione Europea. La pratica verrà poi assegnata alla signora Vestager. Noi comunque abbiamo già avviato le interlocuzioni con la Sace, per cercare di velocizzare i passaggi che saranno necessari”. Una volta terminata questa prima fase, si dovranno aspettare i tempi tecnici delle banche. “La fase preparatoria riempirà almeno la settimana di Pasqua“, spiega il presidente dell’Abi. “Sarà una Pasqua molto impegnativa, ricordiamo che anche noi stiamo utilizzando molto lo smartworking e siamo in una condizione emergenziale e di superlavoro per le misure già varate su moratorie, mutui, anticipo della cassa integrazione… Verosimilmente si avrà la possibilità di compilazione più rapida per i prestiti coperti da garanzia statale al 100%, mentre sarà sostanzialmente una pratica di fido ordinaria per quelle con garanzia dal 90% in giù“.
Insomma, per chi chiederà meno di 25 mila Euro e quindi godrà della garanzia statale al 100%, si parla di compilazione tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Alla domanda “e per gli altri prestiti garantiti solo al 90% rimane tutto come prima?” Patuelli risponde così: “Pare proprio di sì, saranno le banche a valutare. Non si potrà fare diversamente perché non sembrano previste deroghe al testo unico bancario né alle norme di vigilanza per semplificare le pratiche di fido con garanzie”. Quindi, come spiega il presidente dell’Abi, l’accesso ai finanziamenti rischia di non essere così veloce nemmeno per quelli garantiti al 100%. “Con la garanzia al 100% non dovranno essere inseriti molti elementi di valutazione, ma comunque qualcuno dovrà approvare la pratica. I direttori hanno autonomia, ma per grosse somme si dovrà bussare necessariamente ad altri uffici. E poi c’è la questione della garanzia al 100% con la partecipazione dei Confidi”.
Ci sono delle complicazioni anche lì dove è prevista la garanzia dello Stato. Spiega Patuelli: “Semplicemente una pratica in cui la garanzia dello Stato si affianca a quella di un soggetto privato, come i Confidi, non potrà avere la stessa corsia rapida di una assistita da garanzia pubblica al 100%”.
C’è allora il rischio che ad essere aiutate saranno solo le aziende considerate in grado di restituire un prestito secondo le regole dell’istituto di credito.
Su questo Patuelli non chiarisce del tutto: “Se il testo definitivo del decreto ci darà la possibilità di aiutare anche la clientela più debole la coglieremo sicuramente. Resta la necessità che l’Ue intervenga per allentare questo calendario sincopato di scadenze di deterioramento, non si può pensare che oggi si possano rispettare gli stessi tempi previsti prima dello scoppio della pandemia”.
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