“La Repubblica siamo noi”. Così possiamo riassumere l’intero discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prendendo spunto da quattro parole contenute nel suo discorso che accostarsi ad un pensiero gia noto, quello di Calamandrei (Lo stato siamo noi). Nel suo primo mandato, dopo la rielezione avvenuta ad inizio 2022, Mattarella parla alla nazione come sua consuetudine, in maniera quasi informale, in piedi in una delle splendide sale del Palazzo del Quirinale.
I temi toccati sono tanti, dalla morte del Papa emerito Benedetto XVI alla guerra in Ukraina, passando per le nuove elezioni politiche autunnali, non mancando di sottolineare l’importante novità per la nostra Repubblica dove, alla guida dell’esecutivo, siede per la prima volta una donna, Giorgia Meloni. La destra al governo, sostiene nel suo discorso, è vista come un fatto fisiologico, di normale alternanza, “da democrazia matura, compiuta”, cosi come l’alternasti di tutti i partiti che negli ultimi 8 anni hanno costituito le varie maggioranze di governo.
“La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte, perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune”, è uno dei passaggi fondamentali, il richiamo ad un senso civico ormai da troppo tempo sopito negli italiani che, come uno sport nazionale, continuano a guardare al di fuori di se stessi attribuendo le colpe delle storture ad un’entità esterna, impalpabile, come a volersi lavare le mani da quanto accade. Sarebbe altresì opportuno che lo Stato si riappropriasse del proprio ruolo, in ogni angolo del paese, per non lasciare soli tutti coloro che si danno da fare per rendere l’Italia un paese migliore.
Tra i temi caldi, oltre all’energia e l’economia, è il lavoro, la cui carenza “sottrae diritti e dignità. Ancora troppo alto il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà”. Su questo, l’intero paese, credo, si giocherà il futuro, perchè un paese democratico non può ancora essere segnato da una frattura così netta tra nord e sud. Ben venga il richiamo alla Costituzione là dove “prescrive che la Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone”. Staremo a vedere.
Infine giunge l’argomento giovani, soprattutto donne, compresi quelli che si battono «con coraggio» in Iran, in Afghanistan e in Russia. Per loro ha chiesto che il governo dedichi attenzione alla scuola, all’Università e alla ricerca: da anni aspettiamo il cambio di passo del “paese per vecchi”, dove i giovani restano sempre ai margini di tutto, mentre la gerontocrazia continua ad imporsi lasciando più macerie che speranze. L’appello ai giovani a non buttare le proprie vite per una bevuta di troppo, per troppa superficialità, sa di richiamo paterno verso i tanti ragazzi che, anche quest’anno, hanno perso la vita lasciando incompiuti tutti i loro sogni. Siate prudenti!
“Dobbiamo stare nel nostro tempo, non in quello passato” appare un monito chiaro e netto: non possiamo arginare il progresso fermando tutto e facendo un’inversione brusca di marcia. Se il cambiamento va guidato, allora, siano le nuove generazioni a farlo.
Felice anno nuovo a tutti voi.
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