Tesla annuncia acquisti della criptovaluta BitCoin per 1,5 miliardi, finalizzati a una strategia di lungo termine che permetterà l’acquisto di veicoli tramite la moneta digitale. Il mercato viaggia con un’unica linea di orizzonte nel mirino: l’attesa per una mossa simile da parte di Apple. I maggiori analisti di finanza pensano che Apple dovrebbe focalizzare la proprie energie e risorse non sul progetto di auto elettrica, bensì sullo sviluppo ulteriore dell’Apple Wallet al fine di aumentare l’effetto leverage sulla base utenza da 1,5 miliardi di persone e poi tramutarlo in una crypto-exchange, una piattaforma di negoziazione per criptovalute.
A detta degli analisti, a fronte di rischi inferiori a quelli dell’automotive EV, il focus sulla crittografia garantirebbe all’azienda revenue annuali fino a 40 miliardi di dollari: non a caso, RBC ha alzato il target price di Apple da 151 a 174 dollari per azione (dai circa 136 attuali), +25% solo dal 5 febbraio. Il motivo?
La “sfida” lanciata da Tesla con il suo coming out rispetto all’acquisto di Bitcoin, un segreto di Pulcinella del mercato che ha spedito le valutazioni della criptovaluta sopra i 44.000 dollari nell’arco di istanti.
Apple potrebbe convertire anch’essa parte del cash in cripto ma per un controvalore decisamente superiore a quello messo sul piatto da Elon Musk. Ovvero, fino a 5 miliardi di dollari.
La matematica sembra rendere immediatamente plausibile questo scenario: se infatti 1 miliardo di dollari equivale a 4 o 5 giorni di cash-flow di Apple, arrivare al target massimo implicherebbe l’investimento di 20-25 giorni di cash-flow.
Ma se nel primo caso la valutazione dell’asset sottostante, BitCoin, dovesse subire un effetto leva contenuto, proprio perché in linea o inferiore nell’ammontare a quello messi in campo da Tesla, entrare in gioco con 5 miliardi – a detta degli analisti di RBC – spingerebbe le valutazioni di Bitcoin di un 10%, visto che – inversamente – il mercato leggerebbe l’impegno di Cupertino nelle criptovalute come prioritario rispetto all’auto.
A quel punto partirebbe la competizione in grande stile. E di massa. Potenzialmente in grado di tramutare BitCoin nel Sacro Graal della speculazione, più ancora di quanto non lo sia già diventato. Ma, soprattutto, in un‘alternativa finanziaria tout court e ufficiale alla liquidità che apra scenari decisamente poco decifrabili nelle loro implicazioni.
La criptovaluta è già utilizzata come strumento alternativo ai buybacks azionari, come dimostrato dal caso di specie di MicroStrategy, azienda che per prima ha cominciato a emettere debito per finanziare acquisti di Bitcoin, invece che riacquisto di equity. E l’esca lanciata dal Ceo, Michael Saylor, pare aver funzionato, visto che Morgan Stanley ha aumentato la propria partecipazione azionaria in Microstrategy del 455%, detenendo oggi un pacchetto pari a oltre il 10% del totale. La ragione? Utilizzarla come proxy per detenere in portfolio Bitcoin, in realtà senza detenerlo davvero.
Ingegneria finanziaria di base, insomma.
Ma pur sempre ingegneria.
Apple deciderà di entrare in gara, sbaragliando la concorrenza? Chi sarà il prossimo? Fino a dove arriverà la valutazione di Bitcoin?
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