In assenza dei campionati più prestigiosi, il calcio da gustare in tempi di coronavirus si limita ai campionati di Bielorussia, Nicaragua e Turkmenistan.
Nel Nord dell’Europa le squadre rumoreggiano per ritornare in campo, e si prova allora a fissare le date per un nuovo fischio d’inizio: la Danimarca intende scendere sul rettangolo di gioco il 29 maggio (l’ultima partita è stata giocata il 9 marzo), sì da concludere la stagione regolare, dove mancano due giornate, per poi lanciarsi verso playoff e playout. Ad ogni modo, i protocolli medici per garantire il ritorno in campo saranno strettissimi.
Anche in Polonia si studia la ripresa: «Da lunedì le squadre possono tornare ad allenarsi in campo, abbiamo un protocollo preciso, difficile da applicare ma non impossibile. Se tutto va bene, il 27 e il 28 maggio iniziamo con due partite di Coppa di Polonia e poi il 29 ripartiremo con le partite di campionato, ovviamente a porte chiuse: mancano 10 gare, vorremmo finire la stagione entro il 19 luglio»: parole di Zibì Boniek, presidente della Federazione polacca.
Francia ed Olanda hanno annullato i rispettivi campionati: mentre i Transalpini hanno assegnato il titolo al PSG (ampiamente in vetta), gli Orange hanno deciso di procedere in direzione contraria, senza alcuna promozione, retrocessione, nè tantomeno trofei. In Inghilterra i club hanno presentato il piano Project Restart: un insieme di misure che prevede controlli medici particolarmente accurati nei confronti dei calciatori oltre all’obbligo di disinfettare pali, bandierine, palloni, coni da allenamento, unità Gps e qualsiasi altro strumento prima e dopo l’uso; le squadre hanno inoltre aggiunto l’ipotesi di giocare in soli dieci stadi «neutrali» in modo da facilitare le sanificazioni e la gestione. Una decisione definitiva è attesa tra giovedì e venerdì.
Problemi in Germania, anche se gli allenamenti sono in corso da tempo: una decisione ufficiale verrà presa mercoledì prossimo, e nel frattempo tre membri del Colonia sono risultati positivi al Covid-19.
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