Riparte la querelle legata al Canone del servizio pubblico RAI, che negli ultimi anni ha riscontrato l’interesse sia dei vertici di tutti i governi sia del pubblico, ormai stanco di pagare un canone in maniera “coercitiva” che non per scelta, come avviene con tante altre piattaforme del web. Il tutto, secondo gli italiani, a discapito di un’offerta televisiva al di sotto degli standard del passato.
La principale novità, che coinvolge gli utenti, riguarda il pagamento del canone tv: l’ipotesi sarebbe quella di legarlo non più al possesso di una televisione ma a un’utenza telefonica: “Ormai le nuove tecnologie permettono di vedere i programmi televisivi anche tramite smartphone e tablet – ha spiegato Giorgetti – Qualora il presupposto impositivo dovesse essere il possesso di una utenza telefonica comporterebbe di ridurre il canone pro capite. Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di utenti e le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni”.
Altra ipotesi al vaglio sarebbe quella di scorporare dal canone la quota destinata agli investimenti, spostandola a carico fiscalità generale con graduale calo del canone pro capite. Il ministro ha poi sottolineato che nelle ipotesi di revisione del canone Rai “oggettivamente dobbiamo fare una riflessione rispetto ad un universo nuovo” legato alle nuove tecnologie e al “tipo diverso di base imponibile al quale ci riferiamo tenendo conto dell’equità, delle famiglie e degli anziani”.
L’idea di fondo resta sempre la stessa: raggiungere piu utenti per pagare tutti di meno. I prossimi mesi saranno decisivi.
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