MILANO – Il 2022 per il settore ristorativo è stato un anno di record negativi ma, contestualmente, di segnali incoraggianti: se da un lato sono stati registrati il saldo negativo più alto di sempre tra le attività iscritte alle Camere di Commercio e quelle cessate, -17.168, e la diminuzione dell’1,40% delle imprese attive (che passano dalle 340.610 del 2021 a 335.817 invertendo un trend di crescita pluridecennale), dall’altro si stima una spesa alimentare fuori casa attorno agli 88 miliardi di euro, ovvero +3% sul 2019, anno del precedente record positivo con 86 miliardi di spesa.
Lo dicono i dati del Rapporto 2023 dell’Osservatorio Ristorazione, spin-off dell’agenzia RistoratoreTop, realizzato elaborando dati provenienti da diverse fonti, tra le quali gli istituti di ricerca ISTAT e Censis, le associazioni di categoria FIPE e Federalberghi, le banche dati di Infocamere e della web app per la ristorazione Plateform installata su oltre 1300 attività in Italia.
“Nel 2022 abbiamo raggiunto e superato i livelli di consumi degli italiani al ristorante del 2019, noi lo abbiamo chiamato ‘darwinismo ristorativo’ chi è sopravvissuto ai due anni più difficili di sempre si è dimostrato più capace di attuare modelli di business nuovi”, spiega Lorenzo Ferrari, ad di RistoratoreTop. Riguardo alle attività che hanno chiuso invece “la prima causa è rappresentata sicuramente dalla pandemia che dopo due anni in sordina ha presentato un conto salato – ha aggiunto – la seconda causa sono i rincari energetici, nel 2022 il 71% dei ristoratori è dovuto correre ai ripari e l’82% (del 71%) ha alzato i prezzi dall’1 al 15%”.
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