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Iglesias: si profilano gravi Carenze di organico nel Centro di Salute Mentale

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Sono davvero pochi i reparti di medicina nel Sulcis Iglesiente che non abbiamo carenza di personale sanitario. Dopo le varie chiusure per questo motivo anche il Centro di Salute Mentale di Iglesias rischia di dover ridimensionare il servizio agli utenti. Per tamponare la situazione da tempo il personale psichiatrico del Sirai di Carbonia, due volte a settimana dava sostegno al personale rimasto e ancor prima si alternava nel Reparto Psichiatrico del Sirai, anch’esso rimasto con pochi medici ora sostituiti. Un surplus di lavoro per gli psichiatri del CSM che si devono dividere tra i loro pazienti e supportare i colleghi di Iglesias. A breve una psichiatra del CSM di Carbonia dovrà andarsene e quindi verrà meno l’aiuto verso il Centro di Iglesias che inevitabilmente resterà con una sola unità, allungando di fatto le liste di attesa.  Da rumors si è venuto a sapere che il sindaco di Iglesias Mauro Usai abbia avuto un incontro con il direttore Generale della ASL 7, Giuliana Campus, proprio per lumeggiare sulla grave situazione in cui lavorano i professionisti del settore ma allo stato attuale nulla è emerso sul colloquio (nonostante il primo cittadino sia stato interpellato) se non che ci sarebbero le richieste di alcuni specializzandi che hanno dato la loro disponibilità per lavorare nel Sulcis.

Dopo la pandemia le diagnosi sono aumentate del 30%, in particolar modo tra i giovani, e  l’Italia è agli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. Investire in interventi sulla salute mentale è fondamentale per contribuire allo sviluppo umano, personale e collettivo. La nostra costituzione difende il diritto alla salute, e la salute mentale non può rimanerne esclusa. L’auspicio è che in tempi brevi si trovino soluzioni per ripianare gli organici della sanità del Sulcis Iglesiente, un territorio in grave crisi economica e lavorativa e tutto questo non aiuta di sicuro la salute mentale delle persone. Sperando che il poco personale sanitario rimasto regga il grosso carico di lavoro.

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