È ancora in un limbo la vicenda di casa Serena ad un passo dalla chiusura se non verranno prese decisioni importanti e nel più breve tempo possibile. Anche il sindacato della Confsafi, che aveva già esposto la problematica, attraverso un comunicato a firma del suo segretario, Fabio Enne, avanza una serie di suggerimenti per scongiurare la chiusura “La vicenda ha bisogno, per essere affrontata e risolta, di atti concreti e veloci attraverso un percorso di tutela per gli stessi anziani che per i lavoratori.
La battaglia è di civiltà, di spirito sociale e assistenziale, quello che in tanti utilizzano sotto le spoglie della solidarietà verso le persone che ne hanno bisogno, in altri casi, senza badare alle spese, anzi quest’ultima considerazione è stata per tutti questi anni, elemento di forti contrapposizioni tra chi si definisce portatore sano di qualità solidali e chi invece non viene considerato portatore di questa virtù.”
Come evidenza il segretario, nell’immediato il problema riguarda gli ospiti della casa per anziani ma “stiamo decidendo per noi stessi, per una nostra prospettiva di vecchiaia, inserita in un contesto sociale che deve essere assolutamente dignitoso e destinatario delle massime attenzioni Istituzionali. Gli errori commessi devono essere rimossi, e purtroppo ne sono stati compiuti troppi, causando questa spiacevolissima situazione.”
Ma cosa ha portato la residenza a questo, forse, triste epilogo? “Avere una Residenza – scrive Enne – , considerata negli anni, un gioiello socio assistenziale, ma trascurato fino a non possedere più il requisito dell’accreditamento, significa che la stessa Casa Serena, oggi non fruisce il requisito necessario per l’utilizzo delle varie risorse finanziarie sulla non autosufficienza né da quelle derivanti da capitoli economici nel contesto socio sanitario. D’altronde si fa riferimento all’alternativa Margherita di Savoia, ad oggi, anch’essa, sprovvista di queste credenziali.Di cosa si sta parlando allora? Del solito epilogo disastroso, che travolgerà un servizio indispensabile per responsabilità della gestione pubblica di un patrimonio che non può fare utili di bilancio, ma arrivare, almeno vicino all’autosostegno, semmai si raggiungesse una consapevolezza di “servizio indispensabile” e una gestione consapevole.”
Si dice in disaccordo Fabio Enne a manifestazioni di protesta piuttosto bisogna intensificare il dialogo “Per quanto ci riguarda, eviteremo le solite danze illusorie e quindi, rinunceremo ai Sit-In o agitazioni inutili, preferendo una interlocuzione con i livelli istituzionali regionali e locali, provvisti della necessaria volontà risolutiva del problema. Abbiamo già sollecitato il Sindaco di lglesias, – prosegue il sindacalista – nel promuovere una fitta interlocuzione con tutti i soggetti imprenditoriali che si occupano del settore, per costruire un assetto futuro nella struttura casa Serena, integrando ad essa, anche quella della Margherita di Savoia, rinunciando quindi ai disagi a svantaggio degli anziani, attraverso trasferimenti, senza finalità, degli stessi, verso altri lidi, che segnerebbero l’abbandono definitivo di un progetto sociale importantissimo, con conseguenze immaginabili che violano ogni caratteristica di solidarietà e pregiudicano l’occupazione.”
Dialogo, quindi, con tutte le parti coinvolte, dalla Regione al governo e con una corretta informazione alle persone affinché si scongiuri una vera e propria tragedia per la città “Sarà anche nostra cura, peraltro già in atto, sensibilizzare la Regione Sardegna e ogni Rappresentante del Governo, la Chiesa, affinché sia confermato un impegno sul mantenimento in esercizio della Residenza, chiedendo nel contempo, la massima vigilanza per assicurare un immediato intervento con finalità di conservazione nel lungo termine.
lnfine – conclude Enne – utilizzeremo il nostro tempo per diffondere fra i cittadini una adeguata informazione che riesca a coinvolgere tutta l’opinione pubblica per ricavarne un accorato appello e supporto di forte e reale coesione sociale.”
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