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Parlandoci Chiara…mente: I sogni non si pagano!

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San Giovanni Suergiu, è uno dei tanti posti dove non ero mai stata prima, molto diverso da quello in cui sono nata. Il paese è costituito da un centro più grosso, e da tanti agglomerati urbani di diverse dimensioni, distribuiti nel territorio, le Frazioni e i Medaus. Pezzi di paese fuori dal paese, abitati da poche famiglie o come nelle frazioni, da centinaia di abitanti, con la propria piazza, la  chiesa, l’ambulatorio e, nel 1978, quando ho iniziato ad insegnare,   anche dalla scuola.

Fino ad allora, avevo vissuto a Serrenti, nel Medio Campidano. La casa dei miei genitori era  in via Nazionale  e si affacciava proprio dove un tempo passava la SS131. Serrenti è un paese che vedi in lontananza, costruito sulla collina,  tra salite e discese molto generose, costituito da un unico agglomerato urbano suddiviso in piccoli rioni, distribuiti a diverse altezze da un versante all’altro della zona collinare.

San Giovanni invece è piano, come spaparanzato a prendere il sole!

Difficile orientarsi per chi non è nato qui. Non percepisci da subito la dimensione del territori che è molto esteso e arriva fino al mare.

Chi viene nel Sulcis, per raggiungere Sant’Antioco, Porto Pino o  Tratalias lo incrocia  per forza!

Tratalias fa comune a se, ma la scuola anche quarant’anni fa, faceva parte della “Direzione Didattica” di San Giovanni. È  lì che ho iniziato a insegnare nei “Doposcuola” regionali: un tempo scuola che impegnava i bambini, in attività didattiche, ludiche e ricreative, in orario extra scolastico.

Allora a Tratalias, l’Istituto scolastico, accoglieva i bambini fino alla terza media. Attualmente, ci sono 17 alunni alla scuola materna.

Con  l’introduzione del Tempo Pieno, Tratalias si era dotata di una cucina  attrezzatissima, completata quando ormai non c’erano più alunni!

Nella  scuola centrale di San Giovanni, troppo piccola nel 1978,  si facevano i doppi turni, ma  in seguito, con l’ampliamento, ci fu negli anni una crescita costante di iscritti, parallelamente allo svuotamento delle scuole nelle frazioni. Per alcuni anni, nelle classi abbiamo avuto una media  di 23/24 alunni, mentre nel 2020 ne avevo appena 14.

I trasferimenti di alunni dalle piccole scuole a quelle più grandi, e la costituzione, in alcuni casi, delle pluriclassi, hanno accelerato la chiusura sistematica e inarrestabile di una scuola dopo l’altra.

Oggi, a San Giovanni Suergiu, unica sede rimasta, molte aule sono vuote o adibite a laboratori per la riduzione della popolazione scolastica, che quarant’anni fa era di 530 alunni e oggi è di soli 197.

La scuola, la famiglia e la chiesa sono presidi educativi fondamentali, luoghi dove avviene la formazione sociale e culturale, dove si costruisce e si rafforza il tessuto sociale, dove possono essere intercettati i disagi che emergono sempre con più frequenza e che hanno bisogno di essere riconosciuti e  affrontati con interventi appropriati per limitare devianze ed emarginazione.

Ogni anno,  perdiamo un pezzetto di quei servizi che in passato venivano garantiti  alla comunità: doposcuola, tempo scuola con rientro, tempo modulare, laboratori. Da circa 13 anni, funziona  il  Tempo Pieno, attuato in molte città e scuole del nord Italia sin dagli anni ‘70, ma che  per i piccoli centri  è stato una vera e propria conquista recente!

È un  servizio essenziale, e sarebbe bene non perderlo perchè non abbiamo molto altro in questo paese. Sempre più famiglie portano i bambini nei centri vicini,  dove l’ offerta di servizi è maggiore.

Le scuole private che sono nate come funghi, offrono orari flessibili e vengono incontro alle necessità di studio dei bambini e di lavoro dei genitori e si organizzano per attrarre nuova “utenza”.

Fanno un tempo pienissimo, fornendo un servizio privato finanziato anche con le nostre tasse. Per cui paghiamo tutti per mandare i bambini nelle scuole private.

Chi pagherebbe per un servizio che fa mezza giornata?

Perdere il tempo pieno, che per fortuna ancora c’è, sarebbe una sconfitta per tutta la comunità, visto che è l’unico servizio pubblico che offre un tempo  scuola più lungo e momenti educativi e di condivisione sociale  fondamentali per la crescita.

Quest’anno al tempo pieno avremo solo una prima. Chi non voleva questo tempo scuola è andato altrove.

Eppure quando in un piccolo centro un servizio viene a mancare, si accendono le proteste per quelle che sembrano ingiustizie calate dall’alto.

Dobbiamo batterci per migliorare e per cambiare ciò che non ci piace, facendo crescere la scuola, con proposte  alternative e costruttive,  restituendole il ruolo educativo e formativo che merita.

Mi piacerebbe vedere una scuola aperta alla comunità e piena di bambini, dalla  mattina  alla sera, sfruttando gli spazi scolastici dentro e fuori la scuola, supportati da operatori esterni, in modo da creare occupazione e servizi per il territorio.

Mi piacerebbe  vedere sotto  alberi e ombreggi,  tavoli da lavoro con colori, fogli e pastelli. Una piscina prefabbricata, per affrontare le torride giornate estive.

Mi piacerebbe vedere i bambini, pronti a salire sui pulmini per andare un giorno al mare e un altro in pineta, a giocare  in acqua o fra gli alberi.

Mi piacerebbe che facessero esperienza di campi scuola in tenda, per amare il territorio e imparare a tutelarlo ogni giorno.

Mi piacerebbe che potessero sfruttare tutte le opportunità sportive che un territorio come quello di San Giovanni può offrire!

Vi confesso, la grande tristezza nel vedere i bambini dell’infanzia giocare sotto il sole di giugno, in un fazzoletto di terra malamente attrezzato, senza un riparo, con le erbacce che crescono troppo in fretta prima di essere tagliate, tra  giochi usurati dal tempo o inutilizzabili.

Mi piacerebbe ci fosse un nido,  per dare respiro a quei genitori che devono scapicollarsi per portare i bambini nelle scuole private dei paesi limitrofi, dove comunque pagano.

Mi piacerebbe vedere le nonne e i nonni liberi dalla necessità di supplire alle necessità di accudimento dei nipoti e farli tornare a scuola, nelle biblioteche, nella scuola di musica o di ballo, che esistono in questo paese, coordinando le proposte per dare servizi ai cittadini.

I sogni ad occhi aperti sono pensieri prima e progetti realizzabili dopo. Sono un’immagine del mondo che vorresti, che  ti mostra   il possibile là dove altri vedono solo il sogno. 

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