Lettera a un’amica lontana
Ciao cara, sono sempre sotto aria fresca, la più economica e serena. condizionatore! ieri finalmente ho dormito e avendo messo modalità aerea, non ho sentito bussare un amico invitato a cena. Ma discretamente dopo alcuni minuti, l’ospite, invece di saltare dalla finestra chiamò mio figlio che, dopo avere caricato libri di scuola pesanti da un mese, fatta consegna a domicilio, affrontate le telecamere della rai per ben due volte, (lui che non riesce a farsi fotografare) e tanto altro come un lutto -sai bene di che parlo-, trasferendo famiglia e bagagli da un vecchio (io) e il suocero, finalmente era andato dalla madre per passarvi sabato sera e domenica mattina. Quel mio sonno ha scatenato il putiferio (per essere sobri). Quindi che fa? non mi salta dalla finestra bassa né urla, essendo troppo educato, né prova al fisso, chiama mio figlio che a sua volta chiama la vicina (che sta provando a gestire la mia vita: pulizie, cucina ecc.) che non ha ancora le chiavi di casa e iniziano telefonate su whatsapp, cellulare, fisso.
Il mio sonno inizia allora a ricevere impulsi come se una folla plaudente mi chiamasse. Mi giro felice anzi mi rotolo sul letto. Mentre altri amici mi mandano messaggi scritti dalla Sardegna tentando anche loro di mettersi in contatto con me. Insomma per farla breve nessuno chiama pompieri o polizia, io dormo con la frescura che, finalmente dopo un giorno di condizionatore acceso, era riuscita a introdursi in camera, dove molto raramente dormo, l’ultima volta il giorno precedente ma, dalle 15 e 30 alle 17 e 30. Non rendendomi conto che fosse pomeriggio, come di consueto, inizio i preparativi per la colazione mentre accendo tv, memoria (mia) e gli occhi. Arrivato ai cornetti (quelli piccoli da un euro 50 pezzi, quindi cornettini) mi resi conto che mattina non era: di solito, svegliandomi prima dell’alba, la luce dalla finestra carceraria di un piano rialzato (non è la tastiera!) non è così forte, misi a fuoco, spegnendo il gas, che non era il caso di fare colazione, presi un gelato e iniziai il lavoro al computer. Naturalmente che fa un uomo di quasi 80 anni? al centro anziani di solito va di briscola o corteggia quelle donne che mai nel passato era riuscito neanche a guardare, salvo poi a essere spogliato da qualcuno che portò via pure libri vecchi pentole e carta igienica.
Seppi, molto poi, che la vendette a quel giornalino di fantascienza dal titolo la “verità”, alcuni potrebbero pensare fosse una rivisitazione della canzone di Caterina Caselli Nessuno mi può giudicare, invece no. Dicono fonti attendibili che è un ‘nugulo’ di bipedi asserviti a qualcuno (non mi permetto di dire di chi perché oggi potrebbe essere già cambiato e, fare previsioni proprio io, neanche se mi torturate).
Riprendiamo faticosamente il filo: suona infine il telefono, è mia nipote, splendida ragazza che: studia, lavora, cucina, aiuta il padre, con voce concitata e allarmata mi chiede cosa succede dopo che, faticosamente riesco ad uscire dal sogno, percorrere barcollando i 5 metri che dal lettone mi separano dalla scrivania per rispondere al fisso. Questo telefono non lo sa nessuno salvo i venditori di gas, luce, acqua, matrimoni, catene, accendini, fiamme ossidriche, la Vodafone che vuole 600 euro non so perché ma generosamente mi vuole far fare un concordato di soli 120 perché da quasi cadavere non ho rispettato un contratto che richiedeva l’impegno per 5 anni, stipulato dall’unico albanese che non parlava nessuna lingua e che a mugugni diceva ok a qualsiasi mia domanda.
So che tutto questo non vi interessa, né vi capita, però sappiate che ieri a un latrare continuo di cani da villetta chiamai il 112 (tutti i vicini ai balconi a godersi la scena) finché qualcuno della polizia, o chissà chi, è riuscito senza colpo ferire a metterli a tacere: i cani se non li hanno uccisi sono stati riportati in salotto e, al loro posto, appare da ieri ma anche oggi la macchina degli invisibili proprietari.
In altre stagioni li avrebbero impolpettati (i cani purtroppo).
Quindi se per caso un giorno dormissi e nessuno sfonda la porta o chiama i pompieri, mi troverebbero riverso senza più vita ma certamente ridendo forte davanti alla Madonna.
di Beppe Costa
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