ROMA – “Ormai una parte della verità l’abbiamo capita e noi vogliamo un processo, vogliamo che in Italia inizi un processo”. Così Paola Deffendi, la mamma di Giulio Regeni, ospite, insieme al marito Claudio Regeni, di ‘Propaganda Live’ su La7. I genitori continuano a chiedere giustizia per il figlio mentre il processo non si celebra per l’impossibilità di notificare gli atti agli imputati egiziani.
“Per nove notti e nove giorni Giulio è stato torturato e ucciso deliberatamente. Dobbiamo dire le cose per quelle che sono: Giulio è stato torturato e ucciso. E da qua inizia il nostro essere genitori erranti per la ricerca di verità e giustizia. Non è facile, anche perché sono ormai sette anni abbondanti che noi dobbiamo chiedere verità e giustizia. Ormai una parte della verità l’abbiamo capita e noi vogliamo un processo, vogliamo che in Italia inizi un processo”, dicono.
“Abbiamo le prove che i quattro imputati sanno di essere sotto processo però si sottraggano volontariamente, non si fanno trovare per potergli consegnare la notifica per eleggere il domicilio che consentirebbe l’inizio del processo”, aggiunge Claudio Regeni.
“Continuiamo a sentire – ha riperso la parola la mamma di Giulio – che l’Egitto vuole collaborare, che è disposto a rimuovere gli ostacoli, ci siamo chiesti quali ostacoli? Quelli che fanno sì che non si abbiano questi quattro indirizzi che portano poi all’elezione di domicilio, o a volte che siamo noi l’ostacolo? Ci siamo anche domandati come mai il nuovo esecutivo non sia venuto a chiedere alla nostra legale come è la situazione prima di andare a Il Cairo”.
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