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Parlandoci Chiara…mente: i centri si spopolano e i servizi chiudono, oppure è il contrario?

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Non molto tempo fa, ogni comune, a prescindere dal numero degli abitanti, aveva i suoi servizi e le sue autorità: il Sindaco, la Maestra, il Medico.

Era usuale vedere gruppi di persone, davanti agli uffici, in attesa di poter ritirare la pensione o lo stipendio. Le banconote in mano erano una bella sensazione!

Chi non ricorda il postino, che a piedi o in bici, consegnava la posta anticipando con un fischio il suo arrivo?

La Privacy era ancora sconosciuta e tutto era molto condiviso, nel bene e nel male. Tutto è  stato dematerializzato e sostituito da carte paganti e da documenti virtuali!

E se da un lato la tecnologia e la digitalizzazione hanno semplificato in parte la vita delle persone, che comodamente da casa possono effettuare tutte le operazioni, dall’altra hanno eliminato quei momenti di socialità reale, e tra Pin, Puk, Passwords, Spid, firme digitali e Pec,  si rischia di diventare matti!

Le piccole realtà urbane, penalizzate dalle carenze di infrastrutture e finanziamenti, non riescono più ad eguagliare i servizi delle città. Il calo demografico inarrestabile, e l’incapacità di attrarre giovani e imprese, impediscono il ricambio generazionale e incidono fortemente anche sull’ identità culturale del territorio, sempre più spesso abbandonato  al degrado e  sempre meno manutenuto, da chi prima lo viveva.

I giovani che resistono, si rassegnano al pendolarismo fin dalla nascita. L’ospedale più vicino, spesso è troppo lontano anche per venire al mondo. Pendolari per le cure e per i servizi, pendolari per la scuola e per lo sport, pendolari per gli studi superiori e l’università. Pendolari per il lavoro.

I servizi dovrebbero accogliere e supportare le famiglie e i giovani che scelgono di restare. I centri per l’infanzia e la scuola, presidio di legalità, di cultura e luogo di incontro e di conoscenza reciproca, non dovrebbero mancare. Ma si è scelto di risparmiare sulla formazione, con gravissime conseguenze oggi evidenti. Ai pochi investimenti, si sono aggiunti tagli consistenti, accorpando e sottodimensionando tutto l’apparato scolastico.

D’altronde se non ci sono bambini cosa ci sta a fare la scuola?

Quindi la scuola serve, se ci sono i bambini. E i bambini ci sono, se ci sono i giovani. E i giovani ci sono e restano, se il territorio offre loro opportunità di lavoro  e servizi.

Anche spostarsi è un problema! Viabilità e trasporti, ci rimandano un’immagine di arretratezza e non basta comprare qualche moderna carrozza, per ribaltare la situazione, perché chi comanda è  la vecchia rete ferroviaria!

Collegamenti adeguati, assicurerebbero un flusso maggiore di turisti e risponderebbero ad una richiesta crescente di interesse, per le zone interne.

Eppure guardando in Europa, senza scomodare il Giappone, troviamo che la Francia detiene il primato dell’alta  velocità  con 574,80 km/h!

Wow! Da Carbonia a Sassari o a Nuoro per un caffè, in un flash!

Un sogno! Ma la nostra realtà non può essere la normalità!

Ultimamente si parla della chiusura di 12 filiali del Banco di Sardegna, in centri dove sono già  venuti a mancare molti altri servizi.

Immaginiamo il disagio per chi è poco  digitalizzato o per chi non può  spostarsi!

Senza i servizi, l’analfabetismo digitale costringerà persone prima autonome, a dipendere da altri, e i problemi si moltiplicano, se pensiamo che una bella fetta di scolarizzati, non ha le competenze linguistiche sufficienti per capire quello che legge.

Il futuro non è  roseo!

Prima si sono svuotati i paesi del centro, dove sono rimasti gli anziani, ma c’è un esodo che sta colpendo anche le zone costiere e le città dove nonostante i servizi, nascono pochissimi bambini. La Sardegna ha infatti, l’indice di natalità più basso d’Italia. È quindi urgente creare opportunità che incentivino le coppie a restare e mettere su famiglia, per invertire questa emorragia di persone .

La Sardegna è una terra con peculiarità straordinarie, ricca di storia che la attraversa e la caratterizza in ogni sua parte e che racconta una storia millenaria, di contaminazioni con altri popoli che hanno arricchito la nostra cultura. La storia mineraria recente, racconta di persone che hanno contribuito allo sviluppo economico e sociale di molti territori e oggi, il recupero di questi siti minerari dismessi, sta diventando una risorsa capace di attrarre turismo e creare lavoro, ma per garantire la residenzialità, bisogna anche assicurare, livelli essenziali di servizio pubblico a partire da quelli sanitari, socioassistenziali, istruzione, senza tralasciare internet e la banda larga. Molto è competenza dello Stato, ma tanto possono fare anche le amministrazioni locali e l’unione dei comuni che collaborando, possono accedere ai finanziamenti per intervenire nell’adeguamento di infrastrutture e servizi. Sono tante le iniziative a livello locale che si intrecciano con quelle istituzionali regionali, per trovare velocemente strategie per invertire questo esodo.

Molti piccoli centri, attivi e lungimiranti, lo stanno già facendo,  altri meno. Ma in quei territori, dove le amministrazioni locali mostrano interesse e spinta progettuale solo a ridosso delle elezioni, con programmi che non si realizzeranno mai, restano al palo!

Eppure, sono tanti gli amministratori e i cittadini che non si arrendono al degrado e alla morte dei propri territori e qualcosa di molto interessante, che mira a ripensarli in termini di risorsa per valorizzarne le caratteristiche, sta già accadendo!

L’interesse sta crescendo intorno a ciò che ciascun territorio può offrire. Si moltiplicano gli interventi e i percorsi turistici per valorizzarlo in tutti i suoi aspetti: paesaggistico, archeologico, storico, religioso. A queste iniziative si aggiungono quelle più istituzionali, come la realizzazione della rete in fibra ottica, in tutti i 313 comuni della Sardegna, intervento fondamentale per lo sviluppo delle aree rurali della Regione.

Bisogna tutelare e valorizzazione questo enorme patrimonio, ripensando alla qualità della domanda turistica, promuovendo il turismo in tutte le sue forme e durante tutto l’anno.

La Sardegna offre spiagge ancora incontaminate, acque cristalline, che l’hanno resa famosa in tutto il mondo e paesaggi fra natura e cultura, tramonti mozzafiato, aspetti della tradizione arcaici, canti e balli immutati nel tempo, capaci di affascinare e incantare i turisti e non solo.

La tradizione culinaria che custodisce il segreto della longevità dei sardi, è ancora poco contaminata e molto apprezzata. Sardegna SLOW a 360 gradi, fedele alle tradizioni, che in tanti cercano di salvaguardare, custodire e tramandare come valore caratterizzante del territorio. Diverse da territorio a territorio, come diverse sono le feste paesane, ancora di sapore arcaico e dai preziosi e colorati costumi tradizionali, plissettati, ricamati e lavorati finemente da artigiani locali; tesori in corallo, filigrane e gioielli da indossare sui costumi di uomini e donne.

Certamente non basta una mega Sagra annuale per salvarci, bisogna progettare con uno sguardo a lunga gittata e con interventi strutturali.

E infatti, si moltiplicano le proposte e le agevolazioni per chi decide di trasferirsi stabilmente nell’isola .

Una vita in vacanza, dove la vita slow prende il posto di quella frenetica dei grandi centri. Vita vista mare circondati da spiagge turchesi o in centri ricchi di sorgenti e boschi.

La corsa a trovare nuovi residenti, provenienti dalla penisola o dall’estero alla ricerca di uno stile di vita meno frenetico, è partita in diversi comuni.

A Ollolai, un successo la campagna “Case a un euro”.

Il progetto Happy collage, a Fluminimaggiore, progetta di trasformare il paese immerso nel verde, a pochi passi dal mare in una residenza per pensionati attivi con servizio “tutto compreso”: casa, pasti, trasporti.

Villasalto invece, propone il reddito di residenza attiva per 5 anni, con un contributo variabile per agevolare le giovani coppie che decidono di prendere la residenza.

Eppur si muove!

Di Chiara Bellu

Comments (1)

  1. Fulvio Tocco

    Esatto Chiara! La situazione si sta complicando. Speriamo che la politica regionale ci dica come vorremo la Sardegna del futuro. Dei prossimi 30 anni. Anche noi cittadini,ovviamente, dobbiamo fare la nostra parte.

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