Durante il lockdown alcuni servizi hanno ricoperto un ruolo strategico per la comunità: la posta elettronica certificata, su tutti, ha conquistato una posizione di rilievo. L’aumento dei volumi e di caselle registrate dall’AgID dimostra come la PEC sia stata una tra i principali strumenti di comunicazione ufficiale per cittadini, imprese ed istituzioni, consentendo di fornire una risposta tempestiva ad un’esigenza di comunicazione certificata.
In realtà il lockdown ha dato una leggera spinta al processo di diffusione di questo strumento digitale, che era comunque già in atto. In base agli ultimi dati presentati da AgID, infatti, nel 2019 nel nostro Paese risultavano attive 10,8 milioni di caselle PEC e i messaggi scambiati in un anno sono stati superiori a 2 miliardi e 380 milioni. Entro il 2022 si prevedono invece oltre 15 milioni di caselle attive e più di 3 miliardi di messaggi annuali.
Ma quali sono nel dettaglio i benefici dell’uso della posta elettronica certificata? A questa domanda risponde la nuova analisi IDC promossa da Aruba, InfoCert e Trust Technologies.
Lo studio ha stimato i benefici diretti per l’intero sistema Paese (cittadini, imprese e istituzioni) dell’efficienza generata dall’uso della PEC in termini di riduzione degli spostamenti (mobilità frizionale), abbattimento dell’impronta carbonica conseguente alla riduzione di tali spostamenti, eliminazione dei tempi di attesa (ore uomo risparmiate), liberazione degli spazi (m² di archivi non utilizzati).
Lo studio ha inoltre descritto in modo qualitativo i benefici indiretti di alcuni ambiti di applicazione in cui la PEC ha avuto grande impatto come l’amministrazione del processo civile o la compliance in ambito finanziario. Le stime effettuate riguardano un orizzonte temporale che va dal 2008 al 2022 ed includono la considerazione degli ulteriori sviluppi previsti.
I benefici della posta elettronica certificata
Entrando più nel dettaglio, in termini strettamente economici, sono quantificati a 4 i miliardi risparmiati dal nostro Paese grazie all’utilizzo della posta certificata.
La digitalizzazione delle comunicazioni formali tra cittadini, professionisti, imprese e PA comporta un vantaggio economico diretto riconducibile al passaggio da un modello di costi legato al volume della corrispondenza cartacea sino ad uno determinato da abbonamenti annuali senza limite di messaggi.
In base alle simulazioni sul dato storico, lo studio rileva come i benefici netti complessivi della PEC si attestano su un valore medio di circa 2,2 miliardi di euro sul mercato italiano nel periodo compreso tra il 2008 e il 2019. Valore che cresce ulteriormente di 1,8 miliardi di euro nella proiezione compresa tra il 2020 e il 2022.
Oltre al beneficio economico, l’uso della posta certificata riduce l’impronta carbonica e la mobilità frizionale. IDC ha calcolato che, attraverso l’uso della PEC, la mobilità frizionale è stata ridotta di 253 milioni di km nel 2019, destinati a diventare 391 milioni di km nel 2022. Inoltre ha consentito un risparmio di ben 78.000 tonnellate di CO2 nel 2019, destinate ad aumentare sino a 120.000 tonnellate nel 2022.
La posta certificata riduce gli spazi di archiviazione di breve e lungo termine. Secondo le stime, l’archiviazione digitale della corrispondenza ha consentito di liberare oltre 1,3 milioni di m2 di spazi di archiviazione nel 2019 (tra giacenza e conservazione) che si prevede raggiungano la cifra di 1,6 milioni di m2 nel 2022.
Ma non è finita qui: la posta elettronica certificata consente l’eliminazione dei tempi di attesa per l’accesso ai servizi del sistema postale. Grazie alla sostituzione di una parte della Posta Descritta con la PEC, si eliminano virtualmente i tempi di attesa fisica presso gli uffici postali, stimati in 2.150 anni-uomo nel 2019, destinati a diventare addirittura 3.234 nel 2022.
“Il report di IDC dimostra ampiamente l’impatto dei benefici ambientali ed economici della PEC sulla collettività, pur prendendo in esame solamente una parte minoritaria dei processi esistenti. Ne consegue come i benefici complessivi e reali, siano quindi molto più ampi, potenzialmente enormi”, ha commentato Gabriele Sposato, Direttore Marketing di Aruba.
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