Ci troviamo di fronte alla più grande crisi ambientale da 66 milioni di anni a questa parte. Il motivo, in gran parte, è dovuto al superamento dei limiti dettati dalla natura. Limiti che riguardano l’occupazione degli spazi ma anche il modo in cui gli stessi vengono interpretati.
Se molte specie scompaiono per sempre dalla Terra, qualcuna prova “timidamente” a riaffermare un ruolo che le appartiene, dimostrando quanto potente possa essere la forza della vita. Gli animali che ritornano o che “fanno la loro comparsa” ci possono aiutare a ristabilire quella cultura del limite necessaria per riconsiderare il concetto di sviluppo.
Per vivere, e non sopravvivere in modo artificioso, le diverse specie necessitano infatti di relazioni che superano le barriere che abbiamo messo loro di fronte. Nel loro “espandersi” ricostruiscono ambienti che erano stati compromessi, ricreando quelle condizioni vitali e quella diversità che, spesso, abbiamo messo in un angolo per abbracciare altri ideali.
“Ho visto volare i fenicotteri – il ritorno della vita sulla Terra” (Infinito edizioni) è il nuovo saggio del naturalista Gabriele Bertacchini. L’autore è un divulgatore ambientale. Dopo la laurea in Scienze naturali e un master in comunicazione ambientale, nel 2006 fonda AmBios, azienda specializzata in educazione e comunicazione ambientale (www.ambios.it). È autore e conduttore di Radio Pianeta3. Ha realizzato i podcast M49 (il Post, 2021) e Rotta climatica (Avvenire, 2022). Ha pubblicato Il mondo di cristallo (2017); con Infinito edizioni: L’orso non è invitato (2020), Il pesce è finito (2021).
“Mi occupo di comunicazione ambientale. Ovvero – si presenta Gabriele – cerco di sensibilizzare le persone, dai più piccoli ai più grandi, al rispetto di quello che abbiamo intorno. Questo può avvenire solo se si conosce quello che ci circonda e se ci si rende conto di come i nostri comportamenti, anche quelli a cui non prestiamo particolare attenzione, possano incidere sui sottili e delicati equilibri della natura. La mia attività di scrittore va in questa direzione. I miei libri vogliono fare conoscere aspetti che magari ci sfuggono, al fine di recuperare l’attaccamento con quanto di più prezioso abbiamo a disposizione: la Terra e le sue risorse naturali.”
“Ho scelto di aprire il libro con l’espansione dei fenicotteri rosa a San Teodoro e in Sardegna e la loro nidificazione a Molentargius, per mostrare come la natura sia un flusso in continua trasformazione – spiega Bertacchini. – Ci siamo abituati a ‘imprigionare’ le forme naturali in schemi fissi e ripetitivi, ma quegli schemi altro non sono se non il frutto di un nostro pensiero. La vita, nel suo significato autopoietico, è altro e ce lo continua a dimostrare. È caratterizzata da un dinamismo che si rinnova. Dove la lasciamo libera di agire va avanti seguendo un proprio processo creativo che spesso sfugge alle nostre fantasie”.
C’è quindi molta Sardegna nella vita di Gabriele. “I miei nonni, nuoresi, avevano casa San Teodoro. È così che lo frequento abitualmente dal 1980, tanto che ora ci vivo per sei-sette mesi l’anno. In tutto questo tempo ho potuto vedere come è cambiato, ma allo stesso tempo come la sua natura, dove non è stata imprigionata a seguito di idee paesaggistiche, sia potente e in grado di suscitare in noi quel senso di meraviglia che è alla base dei processi di conservazione. Dove non ha perduto la propria identità, possiede una azione educativa, in grado di contribuire a modificare un modo di pensare in chi ha perduto la comprensione degli spazi naturali”.
I fenicotteri rosa fanno parte di questo processo conoscitivo, necessario per ristabilire un patto di alleanza con la Terra. “Questi straordinari animali ci raccontano i cambiamenti che avvengono costantemente nei luoghi vitali del Pianeta, se è vero che quando ero piccolo non erano più di tanto presenti da quelle parti mentre oggi sono comuni in diversi stagni retrodunali”.
Nel libro non si parla solo di fenicotteri, ma anche di altri animali che, più o meno timidamente, stanno tornando ad essere presenti in varie parti d’Italia. “Ognuna delle storie presentate offre lo spunto per parlare dei nostri pensieri, di possibilità e delle relazioni che permettono la vita sulla Terra. Allo stesso tempo vogliono essere un invito ad avere fiducia in quanto chiamiamo “natura”. Luoghi che sono stati scenario di devastanti incendi, senza sminuire la piaga delle fiamme appiccate dall’uomo, possiedono ora i colori più belli della macchia mediterranea. L’unica cosa che la natura ci chiede, in fondo, è di essere lasciata in pace e, se lo faremo, sarà in grado di riprendersi”.
di Massimiliano Perlato
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