La Giornata del Ricordo è stata istituita nel 2005 in memoria dei quasi ventimila italiani torturati e ammazzati crudelmente nelle foibe, ossia delle fenditure carsiche, il cui nome deriva dal latino fovĕa (“fossa”), assai numerose nell’Istria, dove se ne contano oltre 1500.
Una pagina oscura della storia durante la fine della seconda guerra mondiale, che per anni è stata quasi cancellata dalla memoria storica del nostro popolo. Ma le vittime meritano sempre giustizia o quantomeno di essere ricordate.
Che cosa furono i massacri delle foibe?
Dopo anni di guerra, nel 1943 Mussolini aveva decretato il proprio fallimento durante il Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943. Ci fu di seguito lo scioglimento del partito. Dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943 iniziarono le attività di “vendetta” in Istria e in Dalmazia da parte dei partigiani jugoslavi di Tito contro i fascisti che si erano “appropriati” di quelle terre.
Tito e i suoi uomini iniziarono la loro battaglia di (ri)conquista dei territori della Slovenia e della Croazia. Inoltre, il loro intento era impadronirsi anche della Dalmazia, della penisola d’Istria e di tutto il Veneto, fino all’Isonzo.
Come venivano ammazzati nelle foibe?
Essere uccisi era sicuramente un bene rispetto a quello che doveva subire chi purtroppo non veniva giustiziato subito. Infatti i condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si sparava soltanto ai primi tre o quattro della fila, i quali, precipitando nella voragine, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri, condannati così a sopravvivere anche per giorni sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze assurde.
Trattato di pace del 10 febbraio 1947
Durante la conferenza di Parigi, con la firma del trattato di pace il 10 febbraio 1947, l’Italia consegnò alla Jugoslavia numerose città e borghi a maggioranza italiana rinunciando per sempre a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia. Questo provocò un grande esodo di tutti gli italiani che abitavano in quei luoghi. Italiani che vennero costretti ad abbandonare le loro case, i loro beni, che vennero sequestrati dalla Jugoslavia.
Dopo il danno la beffa
Infatti agli italiani che fuggivano da quelle terre cedute, fu promesso che nonostante il trattato di pace di Parigi che decretò alla Jugoslavia il diritto di confiscare tutti i loro beni, in seguito sarebbero poi stati indennizzati dal governo di Roma. Questo non avvenne mai.
Il Giorno del Ricordo solo dopo decenni
Francesco Cossiga, il 3 novembre 1991, da Presidente della Repubblica, si recò alla foiba di Basovizza e, in ginocchio, chiese perdono per un silenzio durato cinquant’anni. Poi arrivò sulla Rai la fiction “Il cuore nel pozzo” interpretata fra gli altri da Beppe Fiorello. Dopo anni di silenzio finalmente qualcuno iniziò a parlare di questo periodo storico truce sia per l’Italia ma anche per l’ex Jugoslavia. Solo nel 2004, grazie alla proposta del deputato triestino Roberto Menia, fu approvata la Legge Menia sulla istituzione del «Giorno del Ricordo».
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