Nella giornata Mondiale dei Diritti Umani Yassine Belkassem, Coordinatore Nazionale della Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) e Yahaya El Matouat, Presidente dello Spazio Marocchino-italiano per la Solidarietà (SMIS), lanciano un appello per le gravissime violazioni dei diritti umani da parte dell’Algeria nei campi di Tindouf.
“In riferimento a diverse testimonianze pubblicate in Italia e in Spagna sull’arruolamento dei bambini nelle milizie armate del gruppo Polisario in Algeria in cui diversi attivisti hanno espresso il loro sdegno gridando che “il pensiero che alcuni dei ragazzi che abbiamo ospitato bambini nelle nostre case a San Giorgio si stiano arruolando, spezza il cuore”. Questa imbarazzante testimonianza anche se sia tardiva, non è una novità dell’arruolamento militare dei bambini nei campi militarizzati in Algeria.
L’allarme lanciato dagli attivisti italiani e spagnoli – che ringraziamo – è chiaro e del tema di cui si è parlato appunto anche diversi rapporti internazionali che hanno protestato e condannato Algeria per l’ignobile piaga del Bimbo Soldato del Polisario sul suo territorio.
Tali “bambini sopravvivono grazie agli aiuti della comunità internazionale, hanno cure sanitarie quasi inesistenti”, così gridano le vive coscienze anche Italia, ma, ci vuole azioni concrete per obbligare Algeria a riconoscere lo status di “rifugiato” a questi esseri umani e rispettare i diritti del fanciullo sul suo territorio.
Da far ricordare che la situazione nei campi è drammatica: persistono l’isolamento totale dal mondo; l’insicurezza e la presenze dei gruppi armati criminali e terroristici; la malnutrizione; le malattie e disturbi mentali; le negazioni algerine dei diritti fondamentali del rifugiato.
L’Onu è chiarissima sui diritti dell’infanzia alla protezione, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’alloggio e all’alimentazione adeguata, ma il bambino nei campi, purtroppo, vive tra il dolore dell’abbandono algerino e il dolore dell’oppressione delle milizie armate del gruppo Polisario ovvero organizzazione separatista basata in Algeria, creata, armata e sostenuta dall’Algeria per motivi egemonici in Nord Africa e per destabilizzare il Marocco.
L’arruolamento forzato di bimbo Soldato denunciato oggi in Italia e in Spagna prosegue impunemente, infatti, in coincidenza con la Giornata mondiale del Bimbo-soldato del febbraio 2020, un video rivelava il reclutamento militare di bambini nei campi. Altri video lanciati sui social a fine novembre ispirati dallo “Stato Islamico” ISIS e lanciano il loro testamento invocando attentati terroristici contro il Marocco. Sempre sui social network è apparso lo scioccante video di un bambino di poco meno di 12 anni, in divisa militare e la bandiera del Polisario alle spalle con in braccio un kalashnikov “Fratelli, siamo pronti per la guerra. Quelli di voi che sono pronti devono accompagnarci alla guerra”, dice il bambino-soldato con uno sfondo musicale, urla e incitamenti. A dicembre un addestramento militare di sei bambini è arrivato all’UNICEF e ha attirato lo sdegno.
Tra i principali diritti universali troviamo il diritto alla sicurezza, ma è ben noto al mondo che questi campi sono diventati un serbatoio prezioso per le organizzazioni terroristiche AQMI e MUJAO le cui basi si trovano in Algeria. Il sodalizio di membri Polisario-Isis è confermato anche dalla taglia da 5 milioni di dollari dal Dipartimento di Stato americano che pende sulla testa del terrorista Adnan Abu Walid al-Sahrawi, membro del gruppo Polisario e leader dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS) e autore di rapimenti di cittadine italiane negli stessi campi e in Algeria.
Da ricordare che nel passato, arrivavano in Italia bambini provenienti dai campi col pretesto di alleviare le sofferenze e di godere della loro infanzia anche solo per poche settimane, ma il gruppo separatista Polisario, come al solito, non perde occasione per usurpare e servirsi di loro per utilizzarli a fini politici e militare, e sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi.”
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