Ogni anno, il 25 Novembre, si svolge la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. È una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. La commemorazione quest’anno viene vissuta più intensamente a causa dell’emergenza da Covid19. La maggior parte delle manifestazioni mondiali in ricordo di vittime e maltrattamenti perpetrati ai danni di mogli, mamme, amiche, sorelle, fidanzate, figlie, avverrà sul web.
Purtroppo la pandemia non ha fermato i reati contro le donne.
In una nota della Regione Sardegna, si legge che “sono oltre 6 milioni le donne che hanno subito, nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica, psichica o verbale, di cui più di 1 milione è stata stuprata. La Sardegna non fa eccezione in questo quadro, se solo si pensa che è seconda in Italia per numero di femminicidi. Il divario di genere è drammaticamente a svantaggio delle donne. Oltre 2 milioni di donne vivono sotto la soglia della povertà, 2/3 sono escluse dal mondo del lavoro. E più di 400 mila donne hanno subito molestie sul posto di lavoro, ossia il 9% delle lavoratrici. Un fenomeno che si è aggravato con il lockdown, mettendo in luce tutta la sua drammaticità. Ancora una volta sono le donne le più vulnerabili. Il disagio economico, infatti, si riflette anche sulle possibilità di uscire dal circuito della violenza.”
Aggiungiamo le più e oltre 1000 storie di “ex” che ogni giorno postano immagini di nudi o video per infierire contro le donne che li hanno lasciati. Come se la donna fosse un oggetto da esporre e gettare via a piacimento.
In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si pubblicano i risultati delle ultime indagini svolte dall’ISTAT in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, che forniscono dati importanti sulle diverse componenti del fenomeno della violenza contro le donne e sugli strumenti messi in campo dalle istituzioni: l’andamento delle telefonate al 1522, numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, i primi dati sanitari, frutto di un accordo con il Ministero della Salute e i risultati dell’indagine sui servizi offerti dalle Case Rifugio. (Fonte sito 1522)
Ricordiamo che il numero verde utile da chiamare in caso di violenza è il 1522.
Il 1522 è un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Il numero, gratuito è attivo 24 h su 24, accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.
La regione Sardegna e i suoi impegni
Nella “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne 2020” la Commissione Regionale per le Pari Opportunità ribadisce il suo impegno contro la violenza e le discriminazioni di genere, ed esprimere la sua vicinanza a tutte le vittime.
Una condizione radicata nel mondo, che ancora, nel terzo millennio causa un numero impressionante di vittime, impedisce lo sviluppo sociale e frena il progresso verso la parità di genere. Un odio di cui la donna è vittima, che oggi si riflette e si amplifica sul web, specchio della società. Un odio che bisogna riconoscere per reagire.
La pandemia non ha fermato l’azione della IX Commissione Regionale per la Realizzazione della Parità tra Uomini e Donne, insediatasi da poco più di due mesi presso la Presidenza della Giunta della Regione, e costantemente impegnata nel rimuovere quegli ostacoli che impediscono la piena espressione della libertà delle donne.
Tra le azioni volte al contrasto e alla prevenzione della violenza sulle donne, la priorità è la promozione di politiche innovative con un’ottica di genere. Il sostegno agli strumenti di sostegno al reddito, il rafforzamento dei centri antiviolenza, la garanzia di alloggi sicuri per le vittime di violenza, e il potenziamento dei servizi territoriali.
Senza dimenticare la prevenzione, che deve iniziare dalla scuola, attraverso l’avvio di progetti educativi sulla parità di genere e l’educazione affettiva per promuovere il cosiddetto empowerment femminile, ossia il processo di crescita e di fiducia delle donne nelle proprie capacità.
L’impegno della Commissione è stato e sarà focalizzato sulla costruzione di una responsabilità collettiva, necessaria per sradicare un fenomeno che è strutturale, frutto di una società patriarcale e misogina. Alla ricerca di una svolta radicale, politica e culturale.
I simboli
Il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne sono le scarpe rosse. Le si può trovare “abbandonate” in tante piazze per coinvolgere l’opinione pubblica. Il simbolo è stato ideato nel 2012 dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas. L’installazione è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne uccise nella città messicana di Juarez.
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