Emozionante, coinvolgente, transgenerazionale e soprattutto utile. “Feminas de oje” è stato tutto questo. Sabato 13 marzo Associazione Culturale Sardi in Toscana di Firenze, Associazione Culturale Sarda Shardana di Perugia e Circolo 4 Mori di Livorno hanno organizzato “Feminas de oje – lo spettacolo, la cultura, il lavoro: le donne protagoniste di un mondo” che cambia per il progetto “Distanti ma uguali. Casa Sardegna on line” che coinvolge i circoli sardi nel mondo.
La riflessione sulla discriminazione di genere ha livelli diversi di evoluzione, di percezione e strumenti ancora un po’ spuntati. I libri scolastici di oggi riportano gli stessi modelli degli anni ’50: una ripartizione dei ruoli che rende difficile aspirare perché è difficile immaginare ciò che non ci identifica. Nonostante gli studi siano numerosi, come gli auspici al cambiamento, sono ancora raccontate madri che stanno in casa e cucinano, padri che lavorano e viaggiano, mamme e sorelle che cuciono gli orli dei pantaloni, in campeggio si va coi padri, a far la spesa con le madri, i bambini sono aggressivi e coraggiosi, le bambine fragili e sensibili, le donne fanno le maestre, le fate e le parrucchiere, gli uomini sono esploratori, astronauti, ingegneri. Cosa c’è di negativo in tutto questo? Nulla in sé. Il problema è che non c’è reciprocità: luoghi, ruoli, aggettivi non sono interscambiabili, sono fissi, sono o da maschio o da femmina.
E così si crea la difficoltà tutta culturale, non certo biologica, di entrare negli spazi occupati da uomini e per gli uomini di stare a proprio agio negli spazi relegati alle donne.
Maria Grazia Campus e Nicoletta Menneas hanno incontrato cinque donne che hanno abbattuto tabù e hanno aperto un varco remando contro i giudizi e i pregiudizi, le battute sessiste e gli scoraggiamenti. Ci hanno raccontato la loro esperienza e la gioia per la realizzazione di un sogno, di un’ambizione, di un progetto.
Valentina Uda, nel 1990 è la prima a correre la Sartiglia di Oristano con il costume da donna. Nel 2013 è “Componidora “ovvero Capocorsa. A oggi solo altre due donne hanno coperto questo ruolo. Valentina passa da sarta e vestitrice (ruolo della donna nella Sartiglia) a cavaliera (senza perdere il ruolo di sarta e vestitrice), fino a Semidea (investita dal Vescovo del potere di benedire). È una gioia infinita e un onore ricoprire questo ruolo. E’ fantina capace nella corsa e nelle acrobazie, infila le stelle con la spada e termina con “sa remada”: passaggio finale, sdraiata all’indietro, per benedire la città. Richiede elevate capacità tecniche e fiducia nel cavallo. Le dicono che è una delle più belle “remadas” degli ultimi anni. Fino a ”l’hai fatta bene perché è la tua posizione preferita!” la frase scoccata per ferire da chi umilia anziché gioire. Il sessismo è questo: svalutare perché donna, alludere a prestazioni sessuali qualunque cosa tu faccia. Ora può sorridere Valentina Uda perché il suo valore è riconosciuto, è idolo ed esempio: l’80% di partecipanti alla Sartiglietta (per under 18) sono ragazze che si ispirano a lei.
Vittoria Serra gioca a “sa murra”. Un mondo aggressivo, in cui si urla “mudu” e “a nanna” all’avversario, a cui lei, 17enne di Urzulei, non si sottrae. In questo gioco l’impeto verbale accompagna la rapidità di calcolo che è la vera abilità: prevedere il numero dell’altro attraverso l’osservazione. E’ l’unica donna che gioca nei tornei. Vittoria descrive la reazione di chi la vede giocare come stupore che poi si muta in curiosità tanto da volerla seguire. Il fatto che abbia iniziato a giocare “in piazzetta” con i coetanei a cui si è naturalmente unita per imparare dà un quadro delle giovani generazioni in apertura e di grande speranza.
Maria Rosaria Deroma è un’artigiana di Pattada che ha sempre avuto la passione per i coltelli. Da ragazza trascina letteralmente il suo fidanzato a un corso di formazione e subito dopo insieme aprono la loro bottega che ora vede coinvolte anche le figlie Aurelia e Letizia Giagu. Il loro lavoro è di indubbia qualità, la maestria nel realizzare “resorzas” e l”eppas” non ferma l’incredulità di chi ritiene che questo sia lavoro da uomini, ne’ quando Maria Rosaria ha iniziato, ne’ ora che le sue figlie continuano. Loro vanno avanti in armonia e con successo, una ditta familiare composta al 75% di donne in cui il 25% uomo sembra vivere molto bene.
Barbara Bussa danza con il gruppo folk “Nugoresas”. Sono tutte donne. La loro ispirazione nasce dall’osservazione di un cerchio spontaneo di donne durante una festa. La riflessione va subito alla forma del cerchio, a quanto il ballo sardo nasca da un moto spontaneo in cui le donne possono esprimersi, seguire un ritmo in onda con la natura e con un suono circolare anch’esso. Barbara ci racconta di un folclore dominato da uomini sia nel ballo che nel canto. Ostacolate e derise agli esordi, si aprono la strada con pazienza, senza mai fare un passo indietro. Adesso sono acclamate e richiestissime sia nelle feste che nelle tv con le loro esibizioni.
Zoe Pia è clarinettista e compositrice. Vincitrice per due volte del Premio Nazionale delle Arti nella sezione jazz 2012, per l’arrangiamento nel 2013. Nel 2016 vince il Premio Internazionale Partiture non convenzionali suonando i segni nel sughero come uno spartito. Insegna clarinetto alle scuole medie musicali, mostra le launeddas come antenate del clarinetto. Le launeddas sono la Sardegna che chiama, dopo aver lasciato Mogoro, per perfezionarsi alla volta del Veneto. Non ha paura di far incontrare il suono ancestrale delle canne con l’elettronica, un’ancia primitiva e una loopstation insieme possono fare cose bellissime. Direttrice Artistica di Pedras et Sonus Jazz Festival mette al centro degli eventi le relazioni tra attività del territorio, apre la scena ad arti e artigianato perché la condivisione dei saperi è una forza: Pedras et Sonus partito da Mogoro, oggi tocca quasi tutta la Marmilla. Zoe Pia è una delle poche donne a dirigere un festival indipendentemente dall’ambito.
La sentita partecipazione dell’assessora al lavoro della Regione Sardegna Alessandra Zedda, della presidente FASI Serafina Mascia e della presidente del Coordinamento Donne della FASI Francesca Concas ci fa sentire sulla strada giusta e soprattutto che questa strada la stiamo percorrendo insieme a vari livelli istituzionali e associativi. Grazie donne! Fortza paris!
di Maria Grazia Campus
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