Il Times ed il Guardian riportano la notizia dell’addio di Facebook al paradiso fiscale irlandese.
Il colosso di Mark Zuckerberg sta chiudendo tre holding in Irlanda, dove ha incanalato miliardi di profitti usufruendo di un regime agevolato. Questo gli ha evitato una tassazione più pesante sia negli USA che nel resto del mondo.
La mossa, ha spiegato la società californiana, riflette «i recenti e imminenti cambiamenti della legislazione fiscale» che i governi stanno attuando in vari Stati.
Le società irlandesi sono state usate per detenere la proprietà intellettuale di Facebook per le vendite internazionali e raccogliere così i pagamenti dalle altre società di Facebook in tutto il mondo. Stando ai quotidiani, la principale filiale irlandese di Facebook avrebbe pagato solo 101 milioni di dollari di tasse su profitti di 15 miliardi nel 2018, ultimo anno per cui sono disponibili i dati. La Facebook International Holdings I Unlimited Company ha registrato un fatturato di 30 miliardi di dollari nel 2018: più della metà del fatturato mondiale complessivo di Facebook, che è pari a 56 miliardi.
Facebook ha usato le sue società irlandesi per raccogliere i pagamenti provenienti dalle società con cui collabora e pagare meno tasse
Un’operazione che porterà Facebook a pagare più tasse negli Usa, dopo che l’Irs ha rinvenuto che il social deve versare più di 9 miliardi di dollari, legati al trasferimento, nel 2010, dei suoi profitti in Irlanda.
Ora anche l’Unione Europea dovrebbe muoversi nello stesso modo con la tanto agognata web tax, un obiettivo al centro della presidenza italiana del G20.
La Federal Trade Commission (FTC) è andata contro Facebook nelle recenti settimane, accusandola di ‘monopolio illegale’ attraverso le acquisizioni di Instagram e WhatsApp.
«Le licenze di proprietà intellettuale relative alle nostre operazioni internazionali sono state rimpatriate negli Stati Uniti», ha dichiarato Facebook. «Tale cambiamento, che è entrato in vigore dal luglio di quest’anno, allinea al meglio la struttura aziendale con dove prevediamo di avere la maggior parte delle nostre attività e delle persone. Riteniamo che sia coerente con i cambiamenti recenti e imminenti della legislazione fiscale che i decisori politici stanno sostenendo in tutto il mondo».
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