I cittadini del Regno Unito si sono espressi a favore dei Conservatori, guidati dal premier Boris Johnson.
Il ‘super Thursday’ aggrava la crisi dei laburisti: il ministro “ombra” laburista dei Trasporti, Jim McMahon, ha ammesso la disfatta. Il partito del premier è in ascesa come conferma la conquista dei consigli di Redditch e di Nuneaton & Bedworth, nelle Midlands, e di quello di Harlow, nell’Essex. Il Partito Conservatore ha strappato, dopo 57 anni, il collegio di Hartlepool, nell’ex “muro rosso” del nord Inghilterra.
La vittoria di Nicola Sturgeon, che si assicura un quarto mandato alla guida dell’Snp, conferma il totale dominio nella politica scozzese. Anche se non é riuscita a ottenere la maggioranza assoluta, la guerra per l’indipendenza della Scozia continuerà. I nazionalisti scozzesi, in cerca di un’affermazione ‘pesante’ per costringere Johnson ad accettare un nuovo referendum sull’indipendenza, si fermano a 63 seggi, due in meno della maggioranza assoluta in Parlamento.
Johnson su questo punto sembra irremovibile: “Penso che un referendum nel contesto attuale sia irresponsabile e sconsiderato“. Risponde la Sturgeon: “Non c’è semplicemente nessuna giustificazione democratica perchè Boris Johnson, o chiunque sia, tenti di bloccare il diritto del popolo scozzese di scegliere il suo futuro“.
Il premier Johnson, aspramente criticato per l’iniziale gestione della pandemia, ha superato brillantemente il test, strappando seggi su seggi nei territori tradizionalmente laburisti. Gli analisti non esitano a parlare, per i Labour, della “peggiore sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale”.
Il leader del partito, Keir Starmer, si dice “amaramente deluso” ma non fa passi indietro: ha intenzione di recuperare la fiducia degli elettori, ripartendo magari da qualche piccolo successo come nel Galles e nella Grande Manchester.
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