Oggi ricorre il 27° anniversario della morte di un grande uomo, una personalità di spessore di quella chiesa fedele ai principi della pietà e della misericordia in ogni luogo e situazione: oggi ricordiamo don Giuseppe Diana, don Peppe, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994.
Era nato a Casa di Principe, lì aveva deciso di combattere le sue battaglie, nel luogo che conosceva bene, dimostrando solo con il suo esempio che certe scelte, si possono fare nonostante le circostanze, nonostante tutto e tutti.
Non era un territorio facile, quello di Casal di Principe, dove se incontravi un affiliato ai casalesi, il clan dominante, spesso dovevi cambiare marciapiede e non incrociare il loro sguardo, per non incappare in “grossi guai”.
Don Peppe Diana era un uomo solo, un prete in trincea armato del coraggio e della pazienza di chi sa gettare lo sguardo e il cuore oltre la siepe; quando farsi rispettare significava incutere paura lui contrapponeva la pace, l’amore verso il prossimo, nessun giudizio verso l’essere umano ma comprensione e determinazione per non piegarsi verso il baratro di una connivenza divenuta routine per tanti.
Quel giorno, alle 7:20 del mattino, si accingeva a dire messa come ogni giorno. Un giorno come gli altri, un rito che si ripeteva quotidianamente come quello di stare vicino ai suoi ragazzi e sfidare la camorra. Quella mattina entrò l’uomo col giubbotto. “Chi è don Peppe?”, chiese lo sconosciuto. Don Diana si gira e risponde: “Sono io”. L’uomo tira fuori la pistola dalla cintola e spara quattro colpi, al volto e al petto. Per don Peppe, che cadde a terra in una pozza di sangue, non ci fu scampo.
Grazie don Peppe, noi non abbiamo scordato mai un giorno il tuo atto di coraggio, contrapposto ancora una volta all’ignavia di alcuni.
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