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Covid-19, Sulcis Iglesiente: dai nuovi casi positivi, fino al fallimento del sistema di individuazione e tracciamento delle catene di contagi.

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Che il sistema di ricerca e tracciamento dei potenziali contagiati dal Covid-19 non stia funzionando a dovere in Italia è ampiamente dimostrato dall’andamento della curva epidemica e dalla crescita esponenziale dei casi positivi.

Una situazione per la quale ovviamente non fa eccezione il Sulcis Iglesiente, in cui i ritardi nell’esecuzione dei tamponi e nell’individuazione e interruzione delle potenziali catene di contagi spesso si accumulano e creano non pochi disagi e potenziali nuovi rischi.

 Un po’ come sta accadendo in questi giorni a una famiglia di Carbonia collocata in isolamento fiduciario dalla notte di domenica scorsa quando è arrivato l’esito di un tampone effettuato a un suo componente anziano, ricoverato all’ospedale Sirai, che è risultato (da alcune indiscrezioni non sarebbe il solo, ma attendiamo ulteriori conferme) positivo al virus. E del quale, peraltro, non sembrerebbe essere stata ancora data comunicazione ufficiale per le ormai consuete vie istituzionali.

Dal giorno i familiari e coloro che sono entrati in contatto con l’uomo attendono con trepidazione di essere testati per il Covid-19.

Fin qui tutto più o meno normale, se non fosse che una giovane componente della famiglia ha frequentato fino a sabato scorso la scuola elementare in un istituto cittadino, e la sua classe in questi giorni, nonostante l’auto-collocazione della studentessa in isolamento fiduciario dalle prime ore di lunedì mattina, ha proseguito (in linea con ciò che prevedono i protocolli) nelle lezioni in presenza come se nulla fosse.

Gli interrogativi a questo punto si sprecano. Ad esempio viene da domandarsi, sperando ovviamente che mai si manifesti tale scenario: ma se questa bambina risultasse positiva al Covid-19, potenzialmente nei giorni scorsi potrebbe o no (inavvertitamente sia chiaro) aver contagiato altri compagnetti di classe e/o lo stesso personale scolastico?

E a sua volta, se si formasse una catena di contagi, i nuovi contagiati potrebbero anch’essi contagiarne altri in questi giorni nei rispettivi nuclei familiari e/o altrove?

Dunque, perché se questa bambina è, insieme ai propri genitori, in isolamento fiduciario in attesa di effettuare il tampone, per aver avuto in precedenza contatti con una persona positiva al virus, non lo dovrebbero essere precauzionalmente anche tutti coloro che a scuola sono entrati in contatto con lei?

Perché si permette il prosieguo delle lezioni in una classe di piccoli studenti dove uno di essi è in isolamento fiduciario in attesa di effettuare il tampone?

Domande legittime alle quali dovrebbero rispondere i rappresentanti dei Ministeri della Sanità e dell’Istruzione in riferimento ai protocolli anti Covid-19 che effettivamente, in assenza di conclamata positività di uno o più studenti, non prevedono isolamenti, quarantene e quindi sospensioni delle attività scolastiche in presenza. Nemmeno a scopo precauzionale per gli studenti di una classe se uno di essi, come nel caso di questo articolo, è in isolamento fiduciario, in attesa di effettuare il tampone, per aver avuto un contatto con un familiare risultato positivo al virus.

Protocolli che, evidentemente, non tengono conto dell’attuale recrudescenza dell’epidemia ormai prossima a diventare incontrollabile, se non tramite nuove insopportabili restrizioni, ormai dappertutto in ambito nazionale.

Il fallimento del sistema inerente la ricerca e il tracciamento dei contagi su larga scala (denunciato anche da autorevoli virologi come il prof. Crisanti) sta anche qui.

Ovviamente non è una responsabilità del personale sanitario e scolastico impegnati con grande coraggio e abnegazione in prima linea in questa epica guerra contro il virus: poiché gli organici sono ridotti, le risorse economiche a disposizione spesso insufficienti e l’organizzazione calata dall’alto deficitaria.

Soprattutto, in realtà, è mancata nei mesi scorsi e manca tutt’ora in ambito nazionale una vera strategia per affrontare la seconda ondata di contagi. Si è scelta la strada dei bonus spesso inutili o superflui (si pensi al fallimento di quello vacanze), delle prebende, dei finanziamenti milionari per monopattini e banchi monoposto e non invece indirizzati a potenziare l’assistenza sanitaria e il sistema di individuazione e tracciamento dei contagi tramite il rafforzamento degli organici e delle dotazioni tecnologiche destinate a questo scopo.

Nondimeno, la scarsa credibilità dell’esecutivo nazionale verso i cittadini (che oggi tramite il Premier Conte si rivolge nientepopodimeno che a Fedez e consorte per sensibilizzare i più giovani), ha portato anche all’inesorabile fallimento nella diffusione dell’applicazione IMMUNI che, oltre tutto come denunciato da più parti negli ultimi giorni, presenta talvolta anche malfunzionamenti e ritardi nelle segnalazioni.

La sensazione è che (prendendo in prestito una famosa citazione) “la nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani…”

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