“Se Dio scatena una pandemia e non esiste una cura, bisogna confidare nel suo profumo”.
Se non fossimo davanti ad un’emergenza globale si potrebbe anche sorridere, lasciando al singolo cittadino il libero arbitrio sulla fede. Purtroppo in Iran c’è che invece si erge a guaritore di Coronavirus con dei rimedi quantomeno assurdi. La cura per il SARS-Cov-2 è -udite,udite- l’olio di cetriolo! Ma funziona solo se cosparso nelle orecchie.
Il mullah Morteza Kohansal ha detto ai pazienti della provincia di Gilan che “se la fede è solida, allora non serve a nulla usare misure di precauzione come le mascherine o il lavarsi le mani”. Il religioso, forte dei principi della “medicina islamica”, è riuscito a entrare negli ospedali e ha spalmato il suo rimedio miracoloso sul volto dei pazienti ricoverati, registrando poi il tutto in un video. Passando da un paziente all’altro, non si è lavato le mani ed è arrivato a sostenere che gli starnuti aiutavano i malati in quanto facevano espellere il male.
La cosa non è piaciuta per niente al ministero della Sanità che ha subito sguinzagliato le autorità giudiziarie. Risultato? Il mullah è latitante: per lui c’è un mandato di arresto a causa del fatto che tre giorni dopo la sua “cura”, un paziente è morto. Ricordiamo che l’Iran è anche il paese dove alcune persone sono morte e parecchie si sono intossicate bevendo vino col metanolo, convinte che le avrebbe protette dal Coronavirus.
Ma ancora più particolari sono le idee di personaggi come Abbas Tabrizian, un mullah basato a Qom, ispiratore di Kohansal ed anch’egli fautore della medicina islamica, nonostante la presa di distanze di Mehdi Yusefi, capo del dipartimento Medicina tradizionale all’università di Mashhad. Tabrizian suggerisce un metodo tutto suo per fermare l’epidemia: basta che prima di andare a dormire chi non vuole essere contagiato si infili nel retto un batuffolo di cotone intriso di olio di violetta. Il mullah si è conquistato l’attenzione dell’intera Repubblica islamica con un numero spettacolare che ha fatto inorridire le autorità accademiche. Durante una cerimonia a Qom ha dato pubblicamente alle fiamme un classico fra i più autorevoli, il manuale di Medicina interna di Harrison, apprezzato universalmente e adottato anche nelle università iraniane. Secondo Tabrizian, il testo era ormai reso “irrilevante” grazie alla medicina islamica.
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