Fino alle soglie degli anni novanta del secolo scorso si sono insediati in Provincia di Siena circa 350 famiglie di pastori provenienti dalle aree centrali della Sardegna. Questa importante presenza, che aveva avuto inizio negli anni sessanta favorita dagli ampi spazi lasciati liberi dalla crisi della mezzadria e dall’abbandono nelle campagne toscane, ha permesso il recupero produttivo di terreni spesso marginali, contribuendo alla difesa del paesaggio e del territorio soprattutto dei comuni di Asciano, Monteroni, Montalcino e Radicofani, ma anche alla salvaguardia di specifiche nicchie ecologiche che stanno trovando piena valorizzazione enogastronomica e turistica.
Questa vicenda è raccontata nel recente bellissimo documentario del regista Andrea Mura, intitolato significativamente “Transumanze” che è stato presentato sabato 11 settembre a Radicofani nell’ambito nella manifestazione Val d’Orcia Art Festival a cui ha concorso il Circolo Sardo Peppino Mereu di Siena che, in collaborazione con la Federazione FASI, ha anche presentato una mostra delle opere dell’incisore Antonio Corriga.
La proiezione del documentario di Mura è stata preceduta da un convegno, sempre organizzato dal Circolo senese, sul tema “Pastorizia, Turismo e Sostenibilità” che ha visto la significativa partecipazione dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Stefania Saccardi, già da molti anni amica all’associazionismo dei circoli sardi.
Il convegno è stato introdotto dagli interventi dei professori Piergiorgio Solinas e Tommaso Sbriccoli dell’Università di Siena che hanno condotto due precedenti ricerche del 1989 e del 2004 sull’esperienza dei pastori sardi in provincia di Siena, condotte proprio su impulso del Circolo Mereu e del suo presidente Pietro Siotto.
Solinas che ha coordinato il gruppo di ricerca dell’imponente ricerca del 1989 (tre volumi di studi interdisciplinari, dati e interviste) ha ricordato una vicenda di sicuro successo imprenditoriale, ma anche un significativo percorso di integrazione sociale che però ha comportato notevoli costi e sacrifici personali, anche a causa del forzato isolamento per la dispersione sul territorio dei nuclei familiari nei poderi e importanti investimenti per la costruzione di stalle, capannoni e caseifici, acquisto di impianti di mungitura e macchinari agricoli per la coltivazione a foraggio, che hanno trasformato l’iniziale ovile in moderna azienda agricola.
Queste aziende sono oggi alle prese con importanti sfide che le mettono addirittura a rischio di sopravvivenza, che sono state illustrate da Sbriccoli sia come studioso di pastorizia di livello internazionale che come consulente del regista Mura nella produzione del documentario. Queste tematiche sono identificabili soprattutto nella insufficiente remunerazione del latte da parte del mercato, la concorrenza di aziende di altri paesi comunitari di maggiori dimensioni, le predazioni dei greggi da parte i specie protette come i lupi, i costi di smaltimento della lana della tosatura non più richiesta dal mercato, la progressiva sostituzione della razza ovina sarda con quella francese, che assicura una maggiore produzione di latte nell’arco dell’anno e predilige la stabulazione. Tutte queste problematiche impediscono un ulteriore salto di qualità e di organizzazione che sarebbe indispensabile per supportare la successione di impresa in un lavoro che, se rimane nelle attuali dimensioni, appare eccessivamente gravoso e scarsamente appetibile per le nuove generazioni, spesso arrivate alla terza o quarta.
Se le aziende agro pastorali dovessero scomparire, oltre a vanificare gli sforzi e sacrifici delle precedenti generazioni e la scomparsa di produzioni di pregio, comprometterebbe irrimediabilmente il paesaggio tanto apprezzato, come quello della Val d’Orcia e porrebbe a rischio idro-geologico di terreni delicati come le crete senesi.
Nel suo intervento l’assessore Saccardi ha puntualmente affrontato tutte le problematiche che sono costantemente seguite dai propri collaboratori, pur facendo presente l’impossibilità per le istituzioni di intervenire direttamente sul mercato del latte e per contenere la fauna predatoria protetta a livello comunitario: è però possibile assecondare la capacità dei pastori a fare squadra per agire e non subire le condizioni del mercato e migliorare la filiera produttiva per consentire una produzione costante nell’anno. L’assessorato è impegnato contro le predazioni a finanziare la costruzione di recinzioni, di ricoveri mobili e l’addestramento di cani da guardia, oltre a eliminare o almeno contenere i costi di smaltimento delle carogne e della lana. Vi sono poi progetti per favorire l’agriturismo esperienziale e finanziamenti per il cosiddetto “benessere animale” con un iniziale finanziamento di 6 milioni di euro.
Nel successivo dibattito nel quale sono stati invitati a partecipare i diretti protagonisti di questa storia, si segnala l’intervenuto di Matteo Musio pastore e imprenditore umbro Vice presidente del Circolo Shardana di Perugia che ha raccomandato alle istituzioni una maggiore incisività e selettività negli interventi, evitando interventi a pioggia che disperdono le risorse e privilegiando la qualità progettuale degli interventi.
di Daniele Gabbrielli
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