L’edilizia attraversa uno dei momenti più delicati della propria storia. Rischia un tracollo definitivo e, con sé, rischia di trascinare nel baratro la grande filiera, circa il 90% dei settori produttivi, che costituisce il cardine dell’economia italiana.
Per sostenere un settore così fondamentale per la nostra economia ci si aspetterebbe da parte del Governo politiche di settore strutturali e coerenti, non provvedimenti dettati dalla rincorsa dell’emergenza, incuranti delle gravi conseguenze negative per imprese e lavoratori come, ad esempio, le norme contenute nel Decreto Sostegni ter, relative ai bonus edilizi ed al caro prezzi dei materiali.
Il nuovo cambio di direzione del Governo sui bonus edilizi, in particolare sulla cessione dei crediti fiscali, aumentando la confusione e l’incertezza, soprattutto per i contratti in corso, sta mettendo in seria crisi le imprese, sempre più alle prese con gravi problemi di liquidità, mentre sarebbe auspicabile una riforma strutturale dello strumento che lo rendesse atto a favorire i processi di recupero, riqualificazione e rigenerazione urbana.
Una norma con obiettivi assolutamente condivisibili, nata per arginare abusi e comportamenti scorretti, che sta invece, di fatto, colpendo indiscriminatamente i cittadini e le imprese che operano seriamente e nel rispetto delle regole.
“Come ANCE – ha detto Renato Vargiu, Presidente dell’ANCE Sardegna Meridionale – Sezione Costruttori Edili della Confindustria Sardegna Meridionale – auspichiamo pertanto una nuova riflessione del Governo che porti ad una modifica del provvedimento. Regole chiare, affidamenti ad imprese debitamente qualificate; prezzari di riferimento aggiornati e controlli adeguati finalizzati alla prevenzione delle frodi.”
Peraltro, anche nel settore dei lavori pubblici, emergono in tutta la loro gravità i problemi conseguenti allo spropositato ed imprevedibile aumento del costo delle materie prime, dei materiali e dell’energia. I contratti non hanno più un equilibrio ed il Decreto Sostegni ter non individua soluzioni accettabili.
Quella ipotizzata non risulta infatti idonea a fornire adeguate e tempestive risposte al problema. Viene riproposto un sistema che si è già ampiamente dimostrato inadeguato. Così come non sono adeguate le disposizioni riguardanti i prezzari, il cui aggiornamento risulta urgente affinché le opere non continuino ad andare in gara con prezzi non congrui. In caso contrario si rischia di vanificare anche l’ingente volume di investimenti previsti dal PNRR.
“Il problema – ha detto ancora Renato Vargiu, non è solo delle imprese serie, che potrebbero non partecipare a gare con valori sottostimati, ma dell’intera collettività, che, nella migliore delle ipotesi, vedrebbe le opere realizzate con grave ritardo e con costi e diseconomie notevoli. Le imprese faticano ad avviare i lavori o a completarli ma è a loro che viene addossata le responsabilità dei ritardi sia da parte delle amministrazioni appaltanti, sia da parte dell’opinione pubblica, ignara dei problemi effettivi che si affrontano per la realizzazione dei lavori”.
Auspichiamo pertanto – ha concluso Vargiu – che, in fase di conversione sia definito un provvedimento che crei una sorta di automatismo nell’adeguamento dei prezzi, analogo a quello già previsto in diversi paesi europei. Come Ance abbiamo proposto un meccanismo stabile di revisione prezzi, oggettivo e flessibile, da inserire nel codice degli appalti, che si basa su un modello applicato in Francia e negli appalti della Banca Mondiale. Questo consentirebbe alle imprese italiane di operare in condizioni di parità con i concorrenti europei, anche nella prospettiva della necessità di rispettare il cronoprogramma condiviso con l’Europa per la realizzazione del PNRR.”
Fonte: comunicato stampa
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