C’eravamo lasciati con l’ultima pagina di Beati gli inquieti, tempo fa. Il romanzo, anzi, il viaggio dentro un mondo che riguarda tanti, a cui spesso voltiamo le spalle. C’eravamo lasciati nella Casa delle Farfalle, ascoltando la voce e i pensieri di Marta, Cecilia, Carlo, Simone e Angelo, sempre a cavallo tra inquietudine e serenità. Tutto questo era ieri. E oggi? Oggi scopriremo un passo alla volta le pagine del nuovo libro di Stefano Redaelli, Ombra mai più (Neo Edizioni), con la speranza di vedere cosa c’è dopo, cosa succede fuori dal nido. Se il tempo funge da legante tra i due romanzi, sempre il tempo sarà arbitro dell’incedere della vita del protagonista, in bilico tra un dentro (ieri) ed un fuori da ricostruire (oggi).
Redaelli sceglie le parole con accuratezza, ma ancor più le pause e i pensieri di Angelantonio, mentre questo riprende il filo di una vita al di fuori della struttura psichiatrica, irta di ostacoli. Ci vuole coraggio ad iniziare un nuovo percorso di vita, ce ne vuole altrettanto a trattare argomenti sensibili come la malattia mentale, stigmatizzata ad ogni latitudine che lo scrittore riesce a dare forma, volto e anima. Gli abbiamo chiamati matti, pazzi, fuori di testa, folli, solo Redaelli riesce a riconoscerne la vera natura: inquieti, come tutti noi. Forse per questo motivo ci fanno paura.
Una volta fuori, il protagonista, si fa largo tra i pregiudizi ricorrenti (“è stato lì”) di una società che non è ancora del tutto pronta ad accogliere i più fragili; mentre gli inquieti come Angelantonio sono impazienti di accogliere il nuovo senza scordarsi del vecchio. Nel romanzo scorgiamo pure il confronto generazionale, un linguaggio che individua i giovani e riconosce i più anziani, un nuovo modo di intendere i rapporti umani, perfettamente calato nei tempi moderni.
All’ombra di un Platano, poi, nascono pensieri e la scrittura diventa più che un mezzo per comunicare: è il trait d’union tra la vita precedente e quella attuale, un’ancora per non cadere di nuovo. Una volta Goethe disse dove c’è molta luce l’ombra è più nera; probabilmente sotto l’ombra di un albero, la vita, invece, si esprime più chiara e lucida che mai.
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