“Detenuti in costante crescita in Sardegna con un 109% di presenze a Cagliari-Uta, dove si attende, entro il 2024, l’apertura del Padiglione riservato ai condannati al 41bis. Analoghe situazioni a Sassari-Bancali 102% dove il 41 bis è una realtà con serie problematiche dal 2015 ma dove mancano il Direttore e il Comandante in pianta stabile. Critica la condizione detentiva a Tempio-Nuchis (104%) e a Nuoro dove si attendono da anni ancora i lavori di ristrutturazione di alcune sezioni. 2.138 detenuti complessivamente in Sardegna (518 – 24% stranieri) ma 1450 convivono in 4 Istituti. Un tema, quello delle carceri che non sembra sia entrato a pieno titolo nel dibattito politico né abbia entusiasmato le candidate e i candidati alla Presidenza”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” rivolgendo un appello “affinché il tema entri a pieno titolo nel programma di governo facendo la differenza su quanto finora accaduto”.
“La Sardegna – sottolinea l’esponente di SDR ODV – vive una condizione di forte servitù penitenziaria. A fronte di 1000 persone private della libertà nate nell’isola, ne ospita più del doppio e mette a disposizione del Dipartimento non solo 10 Istituti con una percentuale altissima di condannati in regime di Alta Sicurezza e 41bis (complessivamente oltre 600) ma anche 6mila ettari di terreni per le Colonie Penali di Is Arenas, Isili e Onanì-Mamone. Sono proprio le Case di Reclusione all’aperto a essere abbandonate a se stesse senza adeguati investimenti e con 600 posti disponibili per lavorare e produrre coperti solo da poco più di 300 detenuti, facendo peraltro ritenere che in Sardegna non c’è sovraffollamento”.
“E mentre nelle Case Circondariali, quotidianamente, si verificano atti di autolesionismo, talvolta estremi, anche per la presenza di detenute e detenuti che dovrebbero poter fruire di luoghi e spazi alternativi perché affetti da diversi e gravi disturbi; mentre la Sanità Penitenziaria, decisamente deficitaria, non riesce a garantire il rispetto della Costituzione; mentre gli operatori penitenziari, in divisa e non, sono in gravi difficoltà per l’esiguo numero e/o per le condizioni logistiche, restano irrisolte le principali questioni. Chi sconta una pena detentiva in Sardegna difficilmente uscendo dal Penitenziario potrà reinserirsi a pieno titolo nella società. La recidiva al 70% deve far riflettere”.
“L’appello alle candidate e ai candidati alla Presidenza non si può esaurire con un semplice accoglimento. Deve invece portare a un impegno concreto e fattivo. La Sardegna per il Ministero della Giustizia e per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è ancora una colonia da cui si prende tanto ma a cui niente viene dato. I numeri lo dimostrano e non lasciano dubbi sul fatto che mentre l’Isola cerca disperatamente di inserirsi nel mercato turistico a pieno titolo ottiene continui trasferimenti di detenuti dalla Penisola senza criterio e senza alcun rispetto del principio della territorialità della pena. Chi otterrà i suffragi per governare l’isola, se davvero ha a cuore il futuro e lo sviluppo di questa terra dovrà alzare la voce nella Conferenza Stato Regioni e far capire una volta per tutte che le servitù in Sardegna, a partire da quella penitenziaria, devono cessare. I territori e le strutture, se non utili al recupero sociale dei ristretti, vanno restituiti alle Comunità d’origine e va promossa, con adeguati investimenti, la nascita di cooperative sociali. Lo Stato – conclude Caligaris – non può sottrarsi ai suoi doveri verso una regione virtuosa e solidale che ha sempre dato dimostrazione di leale collaborazione”.
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