“La proposta di riaprire il carcere dell’Asinara, avanzata dal Sappe, è improponibile perché antistorica, contrasta con la realtà e valorizzazione del Parco naturalistico omonimo e contrasta anche con la funzione degli Istituti di pena. Non è con l’isolamento e l’impiego del taser che si risolve il problema dell’aggressività di qualche detenuto”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” esprimendo a nome del sodalizio “la totale solidarietà e vicinanza agli Agenti che hanno subito l’aggressione e all’intera categoria costantemente in difficoltà per la carenza di personale”.
“La Sardegna, con dieci Istituti penali comprese tre Colonie agricole, offre già ampi spazi alla detenzione. Non può quindi destinare nessuna altra localizzazione e/o struttura per accogliere persone private della libertà anche perché vista la carenza di agenti, direttori, educatori e personale amministrativo chi dovrebbe occuparsi degli eventuali ospiti all’Asinara? Forse sarebbe opportuno, – aggiunge la referente di SDR – offrendo garanzie per tutti, verificare in modo sistematico, attraverso le competenze dei Medici Penitenziari, le condizioni psichiche dei detenuti e curare in strutture alternative quelli che dentro le celle non possono essere gestiti”.
“Non si può dimenticare che il sistema detentivo in Sardegna (con poco più di 2.000 detenuti ma solo 1000 isolani) è entrato in una crisi gestionale da quando si sono moltiplicate, come nel caso di Oristano-Massama e Tempio-Nuchis, le Case di Reclusione e sono quindi aumentati in modo esponenziale i detenuti dell’Alta Sicurezza e al 41bis facendo del tutto tramontare il principio della territorialità della pena. A questo si deve aggiungere che nelle carceri ci sono troppe persone con disturbi della sfera psichica e/o tossicodipendenti. Pur rinnovando la solidarietà agli operatori penitenziari – conclude Caligaris – non si può ritenere che la soluzione ai problemi possa essere un nuovo o vecchio carcere da aprire ma una rivisitazione del sistema e l’attivazione di strutture dove i detenuti possano lavorare e impegnarsi, con gli indispensabili supporti, per tornare in società senza più commettere reati”.
Fonte: comunicato stampa
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