“A oltre quattro mesi di distanza, da quando è andato in tilt, il telecomandato radiologico, ovvero lo strumento diagnostico che esegue le radiografie per le persone private della libertà che entrano nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta, non è stato sostituito. Ciò significa che tutti gli esami radiologici vengono effettuati utilizzando i Pronto Soccorso, con grave dispendio di tempo e personale penitenziario. Una vergogna per un carcere dove, purtroppo, quotidianamente arrivano nuove persone e/o altrettante rientrano in Istituto da permessi premio”. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV”, che nello scorso mese di ottobre aveva segnalato il problema avendo appreso dai familiari dei detenuti l’indisponibilità dello strumento diagnostico maggiormente utilizzato anche per scongiurare malattie infettive in atto.
“Non sembra – sottolinea – che questa emergenza abbia impensierito l’ARES (Azienda Regionale della Salute) dal momento che a oggi niente è cambiato. Il protrarsi dell’assenza della strumentazione diagnostica crea disguidi e preoccupazione non solo tra i detenuti (attualmente 616 di cui 26 donne) ma anche tra gli operatori sanitari e penitenziari. Ciascuna persona, all’ingresso nel carcere, viene sottoposta a una serie di esami per verificare le condizioni di salute e per evitare, nel caso di una malattia infettiva, che il problema si diffonda nell’Istituto. L’esame radiologico, in particolare, viene utilizzato anche per scongiurare che una persona, dopo un permesso premio possa portare in Istituto, nascosto all’interno dell’organismo, droga o, addirittura, com’è accaduto in alcuni casi, micro telefonini”
“Il telecomandato radiologico, annualmente viene controllato per garantire l’efficienza dello strumento e verificare che l’apparato funzioni in modo da non creare danni alle persone con le radiazioni. Questa volta l’esame ha determinato da parte dei tecnici la decisione di dichiararlo “fuori servizio”. I tempi però si sono dilatati e ormai è diventato un serio problema. E’ evidente che il carcere non può più fare a meno dello strumento. E’ quindi improcrastinabile un intervento immediato della ASL con un sollecito nei riguardi dell’ARES – conclude l’esponente di SDR – affinché siano rispettati il diritto alle cure a chi ha perso la libertà e la sicurezza a chi opera nella Casa Circondariale”.
Fonte: comunicato stampa
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