“Graziano Mesina da 9 mesi si trova a Milano Opera e non effettua i colloqui in presenza con i familiari. Il trasferimento voluto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, peraltro senza un’apparente motivazione, contrasta con la territorialità della pena. Un principio che il DAP, con diverse circolari, e l’Ordinamento penitenziario sostengono con forza per favorire il recupero sociale dei detenuti. Un principio che deve valere a maggior ragione per una persona che ha superato gli 80 anni”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, facendosi interprete della preoccupazione dei familiari dell’anziano detenuto orgolese.
“In questi 9 mesi – hanno affermato i parenti di Mesina – non abbiamo ancora avuto la possibilità di effettuare un colloquio con il nostro parente che sentiamo solo telefonicamente. La distanza, le spese e le difficoltà anche dei collegamenti ci impediscono di raggiungere il carcere di Milano Opera. I costi da sostenere per noi sono proibitivi. Siamo preoccupati per le sue condizioni di salute. Chiediamo solo che Graziano Mesina torni in Sardegna”.
“Il trasferimento a Milano – sottolinea Caligaris – è avvenuto nel mese di luglio dello scorso anno senza una motivazione apparente, facendo ritenere che potessero esservi ragioni di sicurezza. L’uomo, per l’età e le condizioni di salute, si trova nel Servizio Assistenza Intensiva del carcere milanese. Una struttura peraltro simile, se non identica, a quella della Casa Circondariale di Cagliari-Uta. Il rientro in Sardegna dell’anziano detenuto può avvenire se il Dipartimento lo volesse, visto che ha potuto allontanarlo dall’isola senza alcuna difficoltà”.
“Tenere una persona anziana in un carcere lontano dai familiari – conclude l’esponente di SDR – appare come una misura afflittiva aggiuntiva, non prevista dalla sentenza di un Tribunale. Un’aggiunta che non giova a nessuno e che fa pensare a una sorta di vendetta verso un uomo che ha già subito un processo ed una condanna. Riportarlo in Sardegna è solo un atto di umanità che gli permetterebbe di fare qualche colloquio con i parenti. Niente di più”.
Fonte: comunicato stampa
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