Del connubio fra cibo e cultura è piena la letteratura: storicamente intere schiere di intellettuali con le proprie composizioni hanno declamato le lodi e le potenzialità di tale magica associazione, incredibilmente capace di stimolare le sensorialità degli esseri umani, sempre desiderosi di provare nuove, avvolgenti e appaganti esperienze.
Dunque, da una parte il mangiare e bere bene, per stare meglio con se stessi e quindi con gli altri; dall’altra la cultura nelle sue declinazioni dell’arte e della musica, come straordinari quanto universali linguaggi d’espressione coi quali porsi in relazione con l’universo circostante.
Senza troppe ambizioni, ispirandosi a questo connubio, anche al mercato civico comunale di Carbonia c’è chi si interroga su come riuscire a far emergere la struttura (che ospita decine di attività commerciali) da una crisi economica apparentemente irreversibile. Per gran parte ingenerata dallo spopolamento del centro cittadino, nonché dalla spietata concorrenza della grande distribuzione organizzata.
Il tema è semplice, quasi banale: assodato che dentro la struttura si vendono prodotti di indubbia e spesso (altrove) incomparabile qualità, offerti con l’umano calore e i preziosi consigli degli esercenti ivi operanti, come si potrebbe aumentare il flusso di clienti potenzialmente interessati a effettuare le proprie spese al suo interno?
In tal senso, negli anni, le proposte si sono sprecate. Le iniziative concrete un pochino meno a dire il vero. Tuttavia in questi giorni un’interessante idea si è fatta nuovamente strada fra alcuni operatori del mercato: ossia quella di associare alla storica struttura commerciale un’offerta culturale capace di attirare i cittadini e far guardare al mercato anche sotto un’altra, inedita, prospettiva.
“Considerato il fatto che in città non esiste più una sala pubblica (totalmente adibita a tale scopo) nella quale gli artisti locali, pittori e fotografi, possano agevolmente esporre le proprie creazioni, si sono domandati Fabio Contini e Melania Piano, proprietari rispettivamente di una macelleria e del bar nel mercato, perché non far diventare la struttura nella quale operiamo come un luogo ove ospitare delle mostre artistiche e creare così uno straordinario connubio per clienti e visitatori fra i prodotti alimentari che offriamo e l’arte?”
Sarebbe un modo, hanno chiarito meglio i due, per attirare nuove persone dentro la struttura, per pubblicizzarla efficacemente all’esterno e renderla maggiormente appetibile e interessante per chi la visitasse. Le composizioni artistiche potrebbero essere affisse sopra dei pannelli tra un box e l’altro e addirittura, provvisoriamente, anche all’interno di quelli inutilizzati.
Una proposta che vede totalmente favorevole anche lo storico esercente, portavoce degli operatori del mercato, Giampaolo Merella: “Se davvero si realizzasse tutto ciò (proveremo ad avanzare questa proposta all’amministrazione comunale, ha già preannunciato), gli artisti locali avrebbero un luogo certo ove esporre le proprie opere, mentre i cittadini un posto accogliente e facilmente accessibile per visitare le mostre e conseguentemente il mercato ne trarrebbe giovamento perché aumenterebbe il flusso di visitatori e, in questo modo, anche quello di potenziali clienti”.
La struttura per ovvi motivi sarebbe sempre accessibile a chiunque la mattina e il venerdì sera. Nondimeno il progetto potrebbe essere realizzato a costi irrisori: giusto quello dei pannelli nei quali affiggere le opere. Inoltre alle mostre si potrebbe associare, a cadenza settimanale, la realizzazione di ulteriori eventi culturali e musicali da tenere dentro e fuori dalla struttura. Non ci sarebbe bisogno di nuovi guardiani e nemmeno dovrebbero esserci particolari ostacoli normativi e burocratici da superare.
Così la struttura di piazza Ciusa diverrebbe (anche) un’attrattiva culturale per la città potenzialmente in grado di attirare visitatori dal territorio e forse oltre. Ovviamente, con sano realismo, va chiarito anche che questa soluzione potrebbe non essere la panacea per tutti i mali del mercato, i quali hanno radici profonde riconducibili a diversi altri fattori. Ma certamente rappresenterebbe un tentativo di smuovere qualcosa e di invertire una tendenza negativa ormai consolidata.
Perché con l’immobilismo non solo i problemi non si risolvono, ma peggiorano pure..
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