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Carbonia Capitale della Cultura. L’assessora Sabiu spiega perché è importante partecipare e credere nella valorizzazione del bene culturale

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Carbonia, ha annunciato il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è entrata a far parte della rosa delle 28 città che concorreranno nei prossimi mesi al titolo di “Capitale Italiana della Cultura” per l’anno 2022. La selezione si articolerà in più fasi a partire dal prossimo 12 ottobre quando la platea delle concorrenti al titolo si ridurrà a 10 partecipanti. Fino al 12 novembre quando si concluderanno le procedure di valutazione.
La città mineraria sogna di raggiungere l’ambito traguardo, già tagliato nel 2015 dal capoluogo della nostra isola, Cagliari (in compagnia di Siena, Ravenna, Perugia e Lecce), e attualmente appannaggio della città di Parma a cui è stato prorogato il riconoscimento anche per il 2021.

Per comprendere meglio le intenzioni e le azioni dell’amministrazione comunale di Carbonia in merito a quella che sembra una vera e propria scommessa per rilanciare l’immagine della città in ambito nazionale, abbiamo rivolto alcune domande all’Assessora alla Cultura Sabrina Sabiu, classe 1965, storica, specializzata nella storia dell’industria e nella valorizzazione dell’archeologia industriale.


Assessora Sabiu, in cosa consiste il progetto presentato per supportare la candidatura della città a “Capitale Italiana della Cultura”?

Il progetto per candidare Carbonia è articolato su 5 assi che coinvolgono la città di Fondazione sul piano storico e architettonico:
la città dell’arte e dello spettacolo, ovvero una città da sempre fucina di talenti e di creatività;
la città dell’energia e dell’innovazione che vede coinvolti svariati partner, fra i più significativi figurano Unica, Sotacarbo, Carbosulcis;
– la città delle archeologie, da quella classica a quella industriale;
– la città dell’inclusione e dei territori, che riguarda il sociale, l’agroalimentare e le tradizioni popolari.

Quanto è costato il progetto per la candidatura, ai contribuenti?

Non ci sono stati costi per i contribuenti poiché il progetto è stato sostenuto all’interno del finanziamento del Bando delle periferie, il quale prevede una quota per azioni immateriali coerenti con le finalità e lo spirito della candidatura che, infatti, è perfettamente in linea con esso.


Chi ha coinvolto e in che modo?

Per arrivare alla sua definizione abbiamo attivato un importante processo di partecipazione e condivisione attraverso il quale le associazioni culturali, sociali e produttive del territorio hanno contribuito sia con idee, proposte che con progetti definiti.


A prescindere dalla vittoria finale, quale sarà il tornaconto per la comunità?

La candidatura, a prescindere dalla vittoria finale, ha messo in atto un processo virtuoso di sinergia e collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti e avrà comunque una ricaduta in termini di visibilità e di approccio alle buone pratiche.

Quali saranno i criteri di scelta da parte della commissione che selezionerà la “capitale”?
Soprattutto, quante chance ha Carbonia di aggiudicarsi l’ambito riconoscimento (vista la presenza di città più grandi e sulla carta più importanti) ?

Lo spirito del bando per la Capitale italiana della cultura è quello di dare nuove possibilità in termini di opportunità e progettualità ai territori che più di altri sono svantaggiati per ragioni geografiche, storiche o economico sociali, ma che, nel contempo, hanno grandi potenzialità inespresse. Pertanto non è una gara tra le città più belle ma fra quelle che sono capaci di progettualità innovative e trasversali. E la nostra città in questo, non è seconda a nessuno.

Se dovesse essere scelta Carbonia, come verrà speso il milione di euro destinato alla città vincitrice?

Posso solo dire che il nostro progetto presenta un importante articolazione di interventi pari a 5 milioni di euro di investimenti. Dunque il milione di euro derivanti dall’eventuale vittoria sarà un utilizzato come cofinanziamento su quanto già inserito nel progetto. Queste azioni sono reali e concrete e, al di là della vittoria, verranno comunque realizzate.

Secondo il suo punto perché è importante puntare sul settore culturale?


Perché la cultura crea ricchezza e sviluppo. Questa che abbiamo di fronte è una grande opportunità che mette finalmente in risalto la potenza della cultura come volano economico e che avrà ricadute dirette per le professionalità del territorio, le quali potranno mettere in circolo azioni sinergiche e virtuose.

In riferimento ai 4 anni (già passati) della vostra amministrazione, può tracciare un primo bilancio su ciò che è stato realizzato e no, in ambito culturale?

Per quanto riguarda il bilancio di questi 4 anni, sul piano culturale la città sta cambiando registro con un approccio maggiormente dinamico e moderno nella gestione del bene culturale. Un primo passo lo abbiamo fatto con il cambio del soggetto gestore del nostro “sistema museale”, che ha permesso di assegnare grande valore alla gestione sistemica e di filiera dei beni, ad esempio quelli archeologici. Un sistema che va dalla ricerca alla valorizzazione e promozione, fino alla fruizione dei beni, non solo museale, ma anche con eventi di grande qualità. Un ulteriore passo in avanti lo stiamo facendo con il sistema di gestione integrato dei “BBCC” che coinvolge altri soggetti del territorio per dare un’immagine unitaria del Sulcis con una gestione integrata e sinergica di tutti i beni storici, monumentali ambientali.

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Comments (1)

  1. Franco Branca

    Già ha fatto ridere Cagliari, gestendo da dilettanti e incompetenti una partita che aveva qualche possibilità di successo. Il più grande imbroglio mediatico dell’amministrazione zedda è dell’assessore puggioni, che dovrebbe nascondersi a vita. Adesso ci si mette anche Carbonia!? Ma… Il senso della misura è il senso del ridicolo?!

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