Un anno fa i lavori degli archeologi nei vari siti del sulcis venivano bloccati per mancanza di risorse, almeno questa è la risposta ufficiale. Nonostante tutte le proteste degli addetti ai lavori e la vicinanza dei vari amministratori e politici la situazione non è cambiata. Lo ricorda in una nota stampa Articolo uno di Carbonia “Per anni il sistema museale della nostra città è stato gestito come una filiera virtuosa ed efficiente che, partendo dallo scavo archeologico e passando dal restauro, dallo studio e dalla catalogazione dei reperti, arrivava fino all’esposizione degli stessi nei musei cittadini.
Oggi questa eccellenza del territorio è a rischio, messa in pericolo da un lato dalla scellerata gestione regionale che con una serie di scelte inspiegabili ha eliminato completamente la voce relativa all’archeologia dal capitolato del bando relativo all’affidamento dei servizi del Parco Geominerario e conseguentemente impedito l’impiego dei lavoratori ex Ati-Ifras nei cantieri archeologici; dall’altro da un bando comunale che ha di fatto eliminato le figure di coordinamento e gestione del sistema, affidandole ad un concorso pubblico per funzionari che non è stato mai espletato, senza neppure prevedere un periodo di proroga degli attuali incarichi quantomeno per coprire il periodo di “vuoto” tra la scadenza degli attuali contratti e le eventuali nuove nomine.
Il sistema museale si ritrova di colpo senza quelle persone che negli ultimi 25 anni lo hanno creato e diretto pur tra mille difficoltà e domani lo scavo archeologico del Nuraghe Sirai chiuderà i battenti, mandando a casa gli archeologi e ricollocando gli operai ad altre mansioni ancora tutte da definire.”
Anni di ricerca e di lavoro accantonati senza che ci sia una motivazione valida per questa scelta, così come ricorda Articolo uno “Una situazione che va a distruggere anni di studio, promozione e lavoro non solo a Carbonia ma in tutto il sistema archeologico del Sulcis, dimostrando ancora una volta quanto il nostro territorio venga poco considerato dal governo regionale, che ha evidentemente ben altre priorità.
Oltre ad esprimere la nostra solidarietà alla direttrice Perra, all’archeologo Tatti, collaboratore del cantiere, e a tutti i lavoratori, chiediamo che l’amministrazione cittadina si impegni a preservare per quanto possibile una eccellenza territoriale, e alla giunta regionale di fermare al più presto questo scempio culturale e reintrodurre immediatamente la promozione e la tutela del patrimonio archeologico tra le finalità del Parco Geominerario.”
Fonte: comunicato stampa
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