Le città di Carbonia e di San Sperate candidate al titolo di Capitale Italiana della Cultura, assieme ad altre 42 città italiane, usano gli stessi metodi per poter ottenere l’ambito titolo: aprirsi alle associazioni. Lo dichiara il primo cittadino speratino, Enrico Collu, che inondato di progetti ha deciso di prendersi del tempo per selezionarli “Il lavoro di condivisione con tutte le molteplici realtà regionali caratterizzate dalla forza che i piccoli paesi esprimono, e che vogliamo interpretare, richiede ulteriore sforzi e impegno – precisa il sindaco -. Davanti alla ricchezza e molteplicità delle proposte arrivate, si rischiava infatti di lasciare indietro idee e progetti troppo importanti. Abbiamo così deciso di prenderci più tempo e, in comune accordo con le associazioni protagoniste, continueremo il lavoro avviato al fine di coinvolgere tutti i progetti, compresi quelli che ci stanno pervenendo tutt’ora anche dal mondo imprenditoriale isolano, che facciano realmente di San Sperate la futura Capitale Italiana della Cultura”.
Non è da meno la cittadina mineraria Sulcitana che nella giornata di oggi incontra le associazioni culturali, sportive e sociali per raccogliere le idee che poi dovranno essere inserite nel dossier che sarà presentato, entro il 2 marzo, al MiBACT dove sarà esaminato da una giuria di sette esperti di chiara fama per arrivare, entro il 30 aprile, alla selezione di un massimo di 10 progetti finalisti. La Capitale della cultura 2021 verrà poi scelta dalla giuria entro il 10 giugno.
La parola d’ordine è: condivisione, che farebbe rima anche con improvvisazione sperando di essere smentiti dal corposo dossier che le due città, probabilmente, hanno già impostato nelle loro stanze oscure considerato che nulla trapela. Il dubbio è che ci si sia candidati alla prestigiosa competizione senza aver consultato degli esperti, senza aver preparato eventi che abbiano dato, nel tempo, lustro alle città o che perlomeno siano il fiore all’occhiello di un territorio. San Sperate può vantare i natali di Pinuccio Sciola e un festival letterario, Cuncambias, arrivato alla sua sedicesima edizione mentre Carbonia, città di fondazione del ventennio fascista, ha tra le sue peculiarità il museo del carbone di Serbariu, il museo paleontologico e archeologico e la fabbrica del cinema gestito dall’associazione umanitaria.
Sarebbe interessante visionare le linee guida che le due amministrazioni sarde si sono date perché se si è arrivati alla decisione di concorrere, probabilmente ognuno di loro avrà un asso nella manica affinché il pool degli esperti ministeriali dia il benestare per una delle due cittadine. Speriamo che le idee e i progetti non siano solo quelli presentati dalle varie associazioni, tra l’altro chiamate in causa solo a posteriori, dopo che si è avanzata la candidatura perché non ci risulta che si siano mai fatte riunioni per coinvolgere i cittadini negli anni precedenti.
Quindi: candidarsi perché se ne parli nel bene o nel male e se poi non si vince per mancanza di requisiti, pazienza. Un momento di celebrità non si nega a nessuno.
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