Classe 1C – Scuola “spano”
La Gazzetta della Spano
Nicola Masala
Hannamaria Saba
Glauco di Rienzo
Abbiamo deciso di intervistare Anna, mamma bielorussa perché conosce come vive la gente ucraina e nonostante abbia una famiglia con quattro figli,ha trovato il tempo da dedicare a chi soffre.
D: Ciao, siamo dei giovani giornalisti : Nicola, Hannamaria e Glauco, grazie per aver accettato quest’intervista parlaci un po’ di te.
R: Ciao, sono Anna, sono bielorussa, abito qui dal 2005, ho tanti amici di tante nazionalità, ho una famiglia con quattro figli di età scolastica, sono una casalinga e ogni tanto mi dedico al volontariato.
D: Perché hai deciso di fare quest’esperienza e cosa significa per te il volontariato?
R: E’ difficile da spiegare: ucraini,bielorussi e russi sono sempre stati dei popoli che vivevano assieme a prescindere dalla nazionalità. La guerra è qualcosa che non deve esistere, le persone non devono morire e i bambini devono continuare ad andare a scuola e devono avere la possibilità di mangiare a casa e non nascondersi nei sotterranei, non sapendo se mangeranno stasera o domani. Oppure se le mamme riescono a trovare il cibo, perché è ciò che fanno, cercare il cibo. Queste cose nel nostro secolo non devono esistere, soprattutto nei paesi come l ‘Ucraina perché sono popoli pacifici, ma qualsiasi persona a prescindere dalla nazionalità non dovrebbe mai vivere queste situazioni, Visto che è stato distrutto tutto, le città rase al suolo, non c’è più nulla e queste persone hanno bisogno di aiuto sia materiale che spirituale da chiunque glielo possa dare.
D: Di cosa ti occupi?
R: Io personalmente di raccolta di aiuti. Con altri volontari raccogliamo gli aiuti, una parte viene spedita in Ucraina e una parte la distribuiamo qui in Sardegna. Vengo contattata quando arrivano le persone da aiutare oppure vengo contattata direttamente dai profughi che arrivano qui in Sardegna spiegandomi le loro necessità.
D: Come hanno risposto le persone al richiamo d’ aiuto?
R: Io vedo molta solidarietà, questa gente ha bisogno innanzitutto di medicine, perché sono state distrutte fabbriche e depositi dei medicinali. Hanno bisogno di prodotti per l’infanzia, vestiti, non si trova più niente soprattutto nelle città occupate. Con questa raccolta ognuno fa quel che può, qualcuno porta le scatole, qualcun altro sa che siamo in difficoltà e si opera per darci una mano nello smistamento e nelle consegne. Ci sono stati degli episodi particolari ad esempio il caso di un signore che, venuto a sapere che ci occorrevano delle magliette che in quel momento non avevamo, è andato a comprare personalmente un intero pacco. Oppure un’altra volta siamo andati a comperare della frutta e verdura e il commerciante ci ha regalato l’intera spesa. Io spero che con il nostro piccolo aiuto possiamo stare vicino a queste persone.
D: La situazione non è facile ma voi vi siete impegnati al massimo. Vi facciamo i nostri complimenti e vi ringraziamo per il vostro operato. C’è qualcosa che non ti abbiamo chiesto e vorresti aggiungere?
R: No, niente di particolare, io vorrei che la vostra generazione impari la lezione e che ci siano degli organi a livello internazionale che non permettano che succeda ancora una volta una cosa così grave. Sta a voi farlo, perché i bambini piccoli (qui Anna si commuove) non debbano piu’ nascere in quelle condizioni nei sotterranei, oppure morire nel grembo della mamma mentre viene portata via con la barella.
Ringraziamo Anna e chi collabora con lei. In questo momento c’è bisogno di angeli come voi.
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