Riscontri positivi da parte dei turisti in visita al sito minerario all’apertura della stagione turistica buggerraia
Il tempo incerto del lunedì di Pasquetta non ha bloccato l’apertura della stagione turistica di Buggerru: il cielo nuvoloso e le deboli piogge della prima parte di giornata non hanno fermato i turisti in visita nel borgo; tantissimi i visitatori che affrontando una piccola salita di 100 m si sono ritrovati alle porte del sito minerario della Galleria Henry, gioiello archeologico minerario buggerraio ormai affermatosi da qualche anno come tappa obbligatoria nel sud ovest sardo.
E no, non è per niente un pesce d’aprile (quest’anno Pasquetta è caduta nella giornata del primo aprile) più di trecento turisti durante tutta la giornata hanno visitato il sito posizionato all’inizio di un’altura panoramica a pochi km dal paese situato tra le coste e il mare blu del territorio dell’Iglesiente.
Turisti che si sono alternati tra le visite guidate di circa 1h e 30 condotte magistralmente dalle guide, con la supervisione di Attilio Usai, responsabile della sicurezza della Galleria Henry.
La visita di un sito all’avanguardia
Tutto inizia nel 1865, anno dell’ottenimento della concessione dei territori di Planu Sartu da parte dei francesi della Società Anonime des Mines de Malfidano, che l’anno prima aveva incaricato l’ingegner Giovanni Eyquem di esplorare e sondare quei luoghi per la ricerca di galena, con gli scavi eseguiti che portarono invece alla scoperta di giacimenti di calamine (miscugli di vari minerali di zinco).
Una scoperta che portò alla realizzazione di un vero centro produttivo minerario, con la realizzazione della Galleria Henry, nata per agevolare il trasporto del minerale proveniente dal sito di Planu Sartu verso la Laveria di Malfidano, che veniva caricato nelle bilancelle pronte a trasferire il materiale nelle navi carlofortine dirette a Marsiglia.
Galleria che alla fine dell’Ottocento (1892) con l’aumentare del materiale prodotto attraverso gli scavi minerari si modernizzò attraverso la messa in costruzione di una piccola linea di trasporto ferroviaria realizzata scavando la roccia con le prime perforatrici pneumatiche, che andava a sostituire la fatica dei muli e dei carretti con quella dei vagoncini della locomotiva a vapore trainati dagli uomini.
Dettagli, sulla storia della Galleria, che hanno incuriosito i tanti visitatori armati di caschetto e torcia che hanno percorso l’intero km della Galleria ascoltando le nozioni storiche raccontate dalle guide e quelle più tecniche spiegate da Attilio.
Un sito e un’economia mineraria che hanno dato origine al paese di Buggerru che nel periodo di massima espansione mineraria è arrivata a contare circa dodicimila abitanti e a essere definita la “Petit Paris”, vista la presenza del direttore (proprietario della prima auto immatricolata in Sardegna) e dei tecnici francesi che gestivano la miniera di Planu Sartu.
Direzione, che fece aprire nella zona residenziale persino un cinema, inaugurato per l’occasione dai fratelli Lumiere.
Il resto della popolazione, composta dai lavoratori della miniera viveva all’esterno di questo quartiere francesizzato in stile liberty circondato dalle mura ancora ben visibili dall’ingresso della Galleria.
Tra le tante storie citate, anche quelle legate alle condizioni di vita dei lavoratori nel periodo estrattivo; infatti, l’innovazione del trasporto su rotaia contribuì al miglioramento in termini di produzione ma non delle condizioni di vita dei minatori, delle donne e dei bambini dediti alla cernita dei materiali.
Le condizioni di lavoro della miniera fatte di turni massacranti, misere paghe e continui ricatti portarono alla presa di coscienza dei minatori che cominciarono a marciare uniti e organizzati protestando per le condizioni che erano costretti a sopportare durante i turni di lavoro.
Nel settembre del 1904 Buggerru salì alla ribalta delle cronache nazionali: avvenne qui il primo sciopero nazionale represso con il fuoco, con la morte di tre minatori da parte dei proiettili dei fucili dei soldati del Regio Esercito che spararono ad altezza d’uomo in difesa del direttore della miniera, all’epoca Achille Georgiades, braccato da 2000 operai in protesta per la riduzione di un’ora del turno di pausa nell’orario invernale, fuori dai cancelli del cortile della sua residenza.
Una storia quella francese che terminò negli anni ’30 del Novecento quando i proprietari della Società des Mines de Malfidano cedettero la concessione mineraria alla società italo britannica Pertusola che in un periodo di decadenza dell’attività estrattiva, nonostante i tentativi di nuovi scavi alla fine degli anni ’40 cominciati e mai portati a termine, fu costretta ad abbandonare l’attività estrattiva e a cessare l’attività.
Seguì negli anni ’50 la rilevazione della concessione da parte della società Piombo Zincifera Sarda che portò al pensionamento gli ultimi lavoratori rimasti cessando completamente le attività con l’abbandono della concessione nel 1969.
Rinascita e valorizzazione del sito
Alla fine degli anni ’90 cominciarono i lavori di ripristino del sito minerario grazie al contributo da parte del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato in accordo con la Regione Autonoma della Sardegna (legge n°204/93) per un progetto di riconversione e recupero ambientale delle aree minerarie abbandonate, attuato dall’IGEA, all’epoca consociata dell’EMSA, Ente Minerario Sardo.
Attilio Usai è stato protagonista diretto dei lavori di ripristino e bonifica della Galleria Henry, la sua quarantennale esperienza da tecnico minerario lo ha portato a operare nei maggiori siti minerari sardi, impegnandosi attivamente nei lavori di messa in sicurezza di questi e diventando dopo il pensionamento responsabile alla sicurezza della Galleria Henry.
Durante tutta la visita ha fornito ai turisti spiegazioni di carattere tecnico con una semplicità disarmante sulle tecniche di scavo di gallerie e coltivazioni e sulle operazioni di messa in sicurezza dell’attuale sito minerario.
Crede molto nel rilancio turistico del territorio attraverso l’archeologia mineraria e le bellezze costiere ma sottolinea anche come moltissimi studiosi soprattutto geologi arrivino nei territori del sud ovest sardo per compiere studi sulla datazione delle rocce che ci permettono di risalire alle epoche geologiche della nostra regione e spiegandoci il perché queste aree sono ricchissime di materiale estrattivo.
Porzione di territorio quella del Sud ovest che, ci fa notare Attilio, si è formata nel periodo Cambriano circa 550 milioni di anni fa e che comprende una conformazione rocciosa calcarea e dolomitica contenente magnesio, ben visibile nelle rocce che si affacciano sul mare, in cui si sono depositate le calamine di piombo e zinco.
La stagione è appena cominciata
Una visita guidata che, come ciliegina sulla torta, ha deliziato i turisti con il rientro alla base per mezzo del trenino presente nel sito, seconda occasione che ha permesso ai visitatori di godersi il panorama magico del blu del mare iglesiente immersi nell’archeologia e nella storia: tra i vagoncini tanti i curiosi che hanno immortalato con i loro smartphone i paesaggi panoramici ben visibili dalla Galleria.
Particolari che non finiscono qui perché a colpire l’attenzione è stata anche la figura scavata in una parete rocciosa della Galleria, squarciata dall’esplosivo.
L’opera, un gioco di colori tra le rocce, è stata scoperta da un ex minatore di Buggerru Diego Caravana e ribattezzata “Il Cristo della Roccia”.
Attualmente la Galleria Henry si avvale di un lavoro di squadra che parte dalla gestione del sito da parte del comune di Buggerru, che a sua volta si avvale di cooperative e liberi professionisti per la gestione dei servizi.
La stagione turistica appena cominciata parte quindi con un buon inizio, il primo fine settimana pasquale è stato un ottimo banco di prova.
di Gianmatteo Puggioni
Foto: Galleria Henry credits Luca Usai
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