Dopo aver raggiunto telefonicamente il Presidente dell’Ordine dei Biologi della Sardegna Dr. Enrico Tinti, sulla questione della distribuzione delle risorse finanziarie, diamo seguito a quanto riportato durante l’intervista attraverso un comunicato stampa redatto dal stesso.
Resto sconcertato e deluso quando apprendo che ben 117 milioni di euro (fonte Corte dei Conti) non sono stati utilizzati dalle Aziende Sanitarie della Sardegna e nel contempo vengono annunciati maggiori investimenti per la sanità accreditata che poi non vedono la luce. Ancora di più quando vedo 530 milioni di avanzo quando siamo ormai a fine anno.
È notizia infatti dell’altro giorno che sono stati inviati i prospetti di distribuzione delle risorse (i cosiddetti “budget”) alle strutture accreditate nella branca della specialistica ambulatoriale dove molti biologi dedicano la loro professionalità al servizio dei pazienti ad esempio nel settore diagnostico di laboratorio o come nutrizionisti specializzati. Per la maggior parte di queste strutture non è stato previsto nessun incremento ma al limite un ulteriore taglio delle risorse destinate agli esami diagnostici dei pazienti.
Inoltre ARES (che gestisce i rapporti contrattuali con gli accreditati) utilizza nella divisione delle risorse parametri obsoleti e contrari ai diversi pareri espressi dall’Autorità Garante del Mercato (AGCM) causando così anche una ulteriore disparità e diseguaglianza di trattamento tra strutture sanitarie diverse. Tra questi parametri ad esempio vengono considerati solo i fatturati liquidati dall’Ares e non quelli effettivamente prodotti (ma non pagati interamente dall’Ares) nonostante le strutture convenzionate avessero vinto nel 2021 un ricorso proprio perché si tenesse conto dell’effettiva produzione delle strutture e non solo della parte liquidata. Inoltre, è stato utilizzato un algoritmo che favorisce strutture che non hanno neanche raggiunto il budget e penalizza strutture che ampiamente sforano il budget assegnato (anche del 50%). Ma quale criterio logico può assegnare un budget più alto a chi neanche lo raggiunge e tagliarlo a chi lo sfora ampiamente?
La Regione Sardegna dal canto suo non ha mosso un dito per modificare i criteri di finanziamento delle strutture e tanto meno per l’incremento dello stesso.
Ricordiamo che la stessa Regione ha vinto un ricorso contro lo Stato che impediva l’incremento dei fondi per il settore accreditato della specialistica ambulatoriale e nonostante ciò non procede ad un reale aumento delle risorse disponibili che consentirebbe l’azzeramento delle liste d’attesa.
Tra l’altro mentre la Regione continua a stanziare il “solito” fondo per la specialistica la stessa ARES nel suo piano preventivo prevede risorse annue superiori.
Per intenderci 63 milioni sono stanziati dalla Regione e 82 invece sono previsti nella spesa da Ares. Perché non si tiene conto della effettiva programmazione della spesa sanitaria derivata dalle necessità del territorio e si arriva a ottobre di quest’anno con così tante risorse non spese?
Mi aspetto che anche questo fine anno verranno distribuiti i premi di produttività secondo il contratto ai dipendenti della Regione e delle ASL che hanno raggiunto i piani obbiettivo; ma mi chiedo, quale piano obbiettivo può essere più importante che assicurare una dignitosa assistenza sanitaria ai pazienti? E soprattutto ha senso distribuire premi quando abbiamo ultra ottantenni con la pensione minima e malati oncologici, diabetici e tanti altri pazienti in stato di necessità che si devono pagare la prestazione diagnostica perché la Regione non stanzia risorse e non le distribuisce secondo criteri di uguaglianza ed equità?
Si ricorda che a rimetterci è sempre il cittadino, in particolar modo chi ha esenzioni per malattie o reddito e ha diritto a curarsi liberamente nella sua struttura di fiducia come sancito dalla nostra Carta Costituzionale.
Fonte: Comunicato Stampa
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