Politica nazionale e estera

BRASILE, UN PAESE NEL CAOS

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400 morti al giorno. Indice R0 più alto del mondo. Il Presidente Bolsonaro che ammette come “il 70% dei brasiliani verrà infettato, non possiamo evitarlo, ma chiudere tutto è una follia”. Gli occhi del Mondo intero puntati addosso per la delicata situazione dei Nativi dell’Amazzonia.

Non è una situazione facilmente gestibile, ma certo è che le indicazioni dettate alla popolazione non siano delle più precauzionali: banchetti, grigliate in barca, assembramenti senza protezioni (nè mascherine nè guanti), incontri pubblici e strette di mano. Quello che peró succede all’interno del governo del ‘Messia’ Bolsonaro, riguarda più le complicazioni delle relazioni interne che il contagio da coronavirus. Dopo la presa di distanze con un comunicato ufficiale da parte della Difesa, dove il Generale Fernando Azevedo e Silva si dichiarava ‘servitore dello Stato e della Democrazia, nonché contrario ad ogni forma di golpe dittatoriale’, per l’ex parà arrivano le pesantissime accuse del dimissionario Moro: accuse che riguarderebbero la falsificazione di atti pubblici. Sergio Moro, ex ministro della Giustizia (dimissionario), non è un nome qualsiasi in Brasile. Era il giudice dell’operazione anticorruzione chiamata Lava Jato, che dalla procura di Curitiba aveva terremotato la politica nazionale, svelato finanziamenti illegali alla politica stessa e che, alla fine, aveva abbattuto il mito comunista di Lula. Fu Moro a condannare l’ex presidente e portare al suo arresto.

Dopo un lungo tira e molla con Moro su una questione di cambio al vertice della Polizia Federale, con l’ex ministro che resisteva al licenziamento di un dirigente con il quale lavorava da anni, Bolsonaro si è mosso da solo e con una decisione che ha dell’incredibile: ha rimosso dall’incarico il direttore generale della Polizia federale Mauricio Valeixo, ma nell’atto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale ha fatto apporre la firma elettronica del ministro Moro. Quest’ultimo ha negato di aver mai approvato il licenziamento. L’operazione avrebbe avuto il fine di smettere di indagare sui figli del Presidente, da tempo sotto osservazione per presunte operazioni illecite di assunzione di collaboratori “fantasma” dai quali farsi restituire parte degli stipendi, ulteriori attività illecite riguardanti le operazioni dei paramilitari nelle favelas e persino la gestione dei social network istituzionali attraverso dei bot programmati per la diffusione di fake news. Tutto da provare, certo, ma in caso contrario sarebbe un danno d’immagine incalcolabile per l’osannato ‘Messia’, che rischia comunque l’impeachment. Ad ogni modo Bolsonaro accusa la stampa di diffondere “menzogne”, di non aver mai interferito negli interessi pubblici e soprattutto di non aver mai rimosso dirigenti di polizia: la persona incriminata è stata promossa a diverso incarico. I più maligni potrebbero pensare che sia una promozione mirata, atta solo a deviare le indagini. Ma forse questo non lo sapremo mai.

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