Col termine “biofilia” si intende l’amore per la vita e per ogni organismo vivente. Il termine fu coniato dallo psicologo tedesco Erich Fromm, che era alla ricerca di un modo per definire l’orientamento psicologico delle persone attratte da tutto ciò che può essere definito come “vivo”.
Passando da un concetto “green” a qualcosa di più concreto, il termine biofilie è approdato nel mondo del design con il temine Biophilic Design, ovvero una corrente innovativa che mette il rapporto tra uomo e natura al centro delle sue pratiche di progettazione.
Il Central Park One di Sidney, l’Urban Farm di Tokyo, lo Scarlett Hotel in Cornovaglia e anche il Bosco Verticale di Milano sono tutti edifici progettati seguendo i dettami del biophlic design.
Quali sono gli strumenti usati da questo modo di intendere architettura e design? Si usano elementi diretti, come le piante, l’acqua, i suoni. E indiretti, come i materiali naturali, quei colori che noi definiamo neutri ma che in realtà sono tipici del nostro habitat originale, e una gestione degli spazi che tiene conto del bisogno di una vista ampia e circolare. Questi accorgimenti sono utili ovunque. Ma lo sono ancora di più in ambienti in cui si attuano processi spontanei come l’apprendimento o la guarigione. Una scuola o un ospedale biofilici funzionano meglio, in termini umani.
Questo concetto, questa visione a 360 gradi del vivere spazi e oggetti, è in scena in questi giorni, a Cagliari, per la LUDUM design week, dal 5-8 giugno 2023, alla scuola Sacro Cuore nel quartiere Villanova. I protagonisti saranno gli studenti e studentesse delle classi primarie 1a, 2a, 3a, 4a, 5a.
Verranno formati 5 gruppi interclasse con 24 studenti e studentesse per classe (interclasse provenienti delle diverse annate e sezioni). Ogni gruppo lavorerà/progetterà artefatti sul tema “è natura” condotto da giovani attori nel mondo della cultura del progetto: grafici, esperti di comunicazione, designer del prodotto e architetti.
Ad ideare e condurre il progetto sarà la cagliaritana Maria Tedde, docente di Progettazione nella Scuola primaria SacroCuore Ludum a Cagliari, dove ha messo a punto un suo metodo didattico che si basa sul “design approach”, un percorso di visione laterale e approfondimento alle arti applicate e al design. La materia si basa su un sistema olistico: si parte dal fatto che l’apprendimento comprende l’intera gamma di abilità tra cui cognitive, sociali, emotive, creative e siche. Il design approach è il mezzo utilizzato, sprigiona la curiosità, in modo da stimolare i bambini ad affrontare e trovare le soluzioni più innovative ed originali. Attraverso il problem solving gli allievi sviluppano le loro capacità di raccogliere ed elaborare informazioni, acquisire conoscenze, analizzare e gestire i problemi e di comunicare e cooperare con gli altri.
Il modello operativo èil “learning by doing”, attraverso le lezioni di design ordinarie e ai laboratori di progettazione tematica: un’immersione nel problem solving che avvia al lavoro di squadra e alla creatività. Questa inquadratura è alla base di ciò che si intende per apprendimento esperienziale, de nendo appunto le competenze per lo sviluppo olistico del bambino (come competenze emotive, sociali, cognitive, siche e creative).
Dal 2017 si occupa di laboratori privati teorico – pratici per bambini dai 6 ai 10 anni, un percorso di esplorazione e conoscenza di diverse tecniche artistiche, analogiche e digitali, legate al mondo del design e della progettazione.
Insieme alla Tedde, a coordinare il progetto, Kuno Prey, designer e docente dal 1993 Professore di Product Design alla Bauhaus–Universität Weimar (Germania); dal 2002 in Italia chiamato dalla Libera Università di Bolzano per fondare la Facoltà di Design e Arti.
Il workshop si svolgerà nella prima settimana di Giugno: Lunedì 5/6 conoscersi, spiegazione del tema, Martedì 6/6 mind mapping, Mercoledì 7/6 attività di divergenza – avvio alle attività di progettazione finale, Giovedì 8/6 *mostra – esposizione finale
La mostra dei bambini verrà allestita fuori dalla scuola, presso gli spazi esterni dei locali di piazza San Domenico (Bar Florio, Guzmàn Gallery Art & Drinks, e Ninnos Caffè), in modo da poter valorizzare al massimo la fase finale del laboratorio, facendo vivere ai bambini un’esperienza concreta nell’esposizione dei propri progetti.
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