Ho conosciuto Beppe Costa due anni fa al festival internazionale di poesie a Rahovec in Kosovo e sin dalla lettura delle sue poesie, mi sono reso conto che avevo a che fare con un noto poeta, con un rapsodo moderno di poesia contemporanea e con una lunga esperienza poetica. Quando eravamo a Prizren, dopo una visita emozionante alle tombe di Krusha e Madhe per le quali ha scritto una poesia, molto sentita contro gli assassini di un popolo indifeso, anziani, donne e bambini, gli dissi di salire al castello medievale in cima alla collina alta che si ergeva perpendicolare sulla città vecchia. E lui voleva davvero, perché l’architettura di quella città lo attraeva e anche la vita dei cittadini con quelle belle donne che camminano con i loro figli, che per un momento hanno allontanato dalla sua mente le barbarie dell’esercito serbo. E così ridendo leggermente aprì il giubbotto dpve ho visto le fasce della sua piaga dopo le operazioni, dove c’erano stati per molto tempo i tubi per curare l’infezione. Ha iniziato a raccontarmi dell’infarto che aveva sofferto alcuni anni fa e di un aneurisma addominale da cui era quasi morto. Ma il poeta era sorprendentemente vivo, anche se per molto tempo è stato costretto a riposare. Quindi per lui, questa salita era impossibile, anche se per quasi mezzo secolo la sua vita è passata con un dinamismo straordinario e movimenti ininterrotti tra libri e musica, tra teatri e librerie.
Siamo tornati in Albania con Olimbi Velaj, poiché Beppe voleva rimanere qualche giorno a Tirana e Durazzo che aveva già visitato anni prima e dove aveva incontrato molti poeti e artisti albanesi, tra i quali il suo caro amico, l’attore Mirush Kabashi. Il Poeta siciliano voleva conoscere la vita albanese, le persone, capire le loro preoccupazioni e cosa pensassero per il futuro. Dopo questo incontro, per molto tempo l’immagine della sua piaga fasciata mi era rimasto in mente, pensando che se fosse stato qualcun altro al posto suo, avrebbe abbandonato il festival, le riunioni poetiche e persino la scrittura poetica. Ma Beppe è un uomo di un altro calibro, come sono alla fine i veri poeti, un poeta che la debolezza del corpo la compensava con la forza dell’anima e del pensiero, con la grande preoccupazione per l’uomo, il mondo e il ruolo che deve giocare in questa nostra terra problematica, in bivio. Un anno dopo ha organizzato l’incontro di Roccagorga, non lontano da Roma, dove vive, “La giornata mondiale della Poesia” realizzata, per via del covid, online.
Quindi la pandemia non gli ha impedito di organizzare quell’incontro virtuale invitando poeti internazionali dall’America e dal Giappone, dall’Irlanda, dalla Spagna, dall’Italia e dai Balcani, invitando poeti da Albania, Macedonia, Bosnia, Slovenia, ecc e poeti da Israele, dalla Palestina e Gaza. Altrettanto interessanti sono state le due riunioni poetiche internazionali che ha organizzato in marzo e settembre 2021 dove i suoi amici albanesi sono stati numerosi. Indubbiamente, il suo desiderio di promuovere poeti albanesi era palese, lui stesso, con la sua straordinaria voce leggeva le loro poesie, realizzando poi per loro video poetici con numerosi musicisti come i suoi amici cari Nicola Alesini, e altri.
A lui piace mettere giovani poeti in contatto con altri poeti del mondo e questo gli dà una sorta di gioia interiore, anche se così, con questa dedizione, lascia da parte la sua creatività per essere presente nelle comuni manifestazioni poetiche e dirigerle. Io pensavo con certezza che questo gli dà la forza per resistere al dolore del corpo nella lotta che ha fatto contro la malattia. Come se avesse innalzato una sorta di muro per impedire la morte, un muro di parole, un muro poetico invalicabile, poiché lui deve ancora servire alla poesia e attraverso di essa, allo spirito del mondo stesso.
Nella poesia “Agli Umani” lui scrive che “qui la poesia è ancora utile“? In una lettera che ha andato a un suo amico scrive: “Noi poeti non siamo come tutte le altre persone, ma siamo come gli angeli, che Dio ci ha chiamati per asciugare le lacrime delle guerre e fasciare le ferite“… Sì, Beppe non pensa alle sue ferite ma a quelle del mondo, così tante, in tutti i continenti e, per questo, la sua poesia è stata sempre anticonformista, poiché il suo essere é concepito con una materia speciale, di sangue, carne tremante e ferro, per resistere alla violenza e combattere contro di essa, contro la barbarie e il fanatismo come nella sua poesia “Donne di Kabul“, contro il terrorismo e i guerrafondai di tutti i colori, per combattere contro i perpetratori della libertà umana e della libertà di parola.
È sorprendente che nella sua poesia si trovino in un modo molto armonioso due caratteristiche di base della sua creatività, le liriche dell’amore, così belle nelle sue pubblicazioni come nel Il poeta che amava le donne o L’ultima nuvola, e d’altra parte, la sua poesia di rivolta, quella civica, ciò che lo fa urlare.
Beppe ha quasi mezzo secolo che vive tra queste due sensazioni, anche quando è un poeta, romanziere ma anche editore di noti scrittori. Vive tra questi due sentimenti dopo aver cantato magnificamente l’uomo, all’amore femminile o all’amore umano in generale, deve contemporaneamente e combattere con coloro che violano tutto questo.
Beppe ama i suoi simili, diventa per loro fonte di ispirazione, fa pubblicità per loro presentandoli nelle librerie d’Italia o dal mondo virtuale di oggi come campioni di parola libera. Così è successo anni fa con il suo amico israeliano, arabo e druso, allo stesso tempo, Naim Araidi, cresciuto al confine con la Siria, pubblicando e propagandando la sua parola poetica, sostenendo la missione di questo poeta combattendo contro l’odio e il trionfo della pace in questo zona calda del globo. A Beppe piaceva che questo Decano presso l’Università di Haifa, lottasse per una coesistenza tranquilla e solidale tra israeliani e arabi. Ecco perché in questi incontri sono presenti questi autori come ci sono di recente due poeti palestinesi Ali Ameri o Said Abu Tabanja. Beppe ha fede nella nobile missione della poesia. Basta leggere i testi di poesia del suo blog per capire l’essenza di ciò che è un poeta e che dovrebbe essere il suo ruolo nella società di oggi. Ecco perché adora sempre i poeti come Lorca, Neruda, Machado, Salinas, Hikmet, Verlaine, Pessoa, Benedetti, Merini o Prevert e altri.
Un giorno sul suo blog Beppe ha fatto una domanda quanto reale tanto filosofica: “La vita miserabile del poeta o la vita del poeta miserabile – questa è la soluzione da ricercare.” Beppe è un poeta che ha sempre mantenuto la sua integrità senza essere tentato dal conformismo e una vita migliore. Infatti, fin dai suoi inizi poetici lui aveva fatto la sua scelta, restando sempre fedele a ciò che è stato il motto della sua vita e della sua opera. All’inizio lo troviamo come un appassionato della musica che adorava Pasolini e ha fatto parte come batterista in un gruppo musicale, poi come giornalista in Sicilia e in seguito come poeta con il suo primo volume Una poltrona comoda e poi con altri libri. Un’amicizia speciale lo ha legato con Alberto Moravia, prendendosi cura, spesso correggendo le sue opere da tradurre, e poi con lo scrittore spagnolo Fernando Arrabal e con molti scrittori italiani le cui opere le ha pubblicate con la sua casa editrice Pellicanolibri o promuoverle nella sua libreria come per alcuni autori italiani quali Dario Bellezza, Arnoldo Foà, Adele Cambria, Lia Levi, Anna Maria Ortese o Jodorowsky, senza dimenticare i suoi amici francesi Leo Ferré, Senghor, o Gisele Halimi, Georges Sorel, Fernand Pellaltier e molti altri.
Alla morte del poeta e suo caro amico anticonformista Jack Hirschman, ha dedicato due giornate poetiche. Indubbiamente, uno dei legami più appassionati è stato con Anna Maria Ortense, autrice tradotta e pubblicato in diverse lingue, ed è stato proprio Beppe che l’ha incoraggiata a scrivere il libro Il Treno Russo, che ha avuta ampia eco nel pubblico italiano e fuori dall’Italia. Allo stesso modo, è stato lui che, insieme ai suoi amici come Dario Bellezza e la giornalista Adele Cambria l’ha aiutò nella sua vita privata quanto sconvolgente e anticonformista, battendosi affinché ottenesse il vitalizio della Legge Bacchelli.
Beppe continua il suo percorso di poesia di rivolta, ma spesso ritorna alla lirica e ai canti d’amore. Nessun amore mi ha rattristato! scrive, che nel frattempo la guerra, le invasioni, le volenze contro la libera parola lo fa indignare e combattere ancor più attraverso l’arma poetica “. Nei versi di Poesia, scrive: “La poesia cerca seguaci e amanti/ d’una parola scordata / spesso muta e sorda / scritta col sangue versato / e parole incerte/ molto spesso invisibili». O quando scrive versi d’amore, come nella poesia Risveglio tradotta dalla sua amica Valbona Jakova tratto da una raccolta di poesie tradotte da lei, questo poeta somiglia gli amanti infervoriti: “Se sapessi l’ora del tuo risveglio / potrei respirare e cominciare a vivere / mettendoti i fiori sotto i passi./Se potessi sapere quando ti addormenti / potrei farmi trovare nel tuo sogno / portarmi dietro la musica che a ogni notte preferisci. / Se mi chiedi l’orchestra intera io la porterei»
Il libro “Anche Ora che La Luna è stato presentato in uno spettacolo con la cantante francese Eva Lopez, commemorando così Jacques Brel, Georges Brassens, e altri cantanti e poeti. Beppe Costa ha ricevuto numerosi premi poetici e valorizzato come uno dei poeti moderni italiani. Nel suo libro Romanzo Siciliano (recensito anche da World Literature Today Beppe denuncia con forza la mafia, la scrittrice italiana Alessandra Tucci scrive che la suo opera, il suo lavoro “è un proiettile che spara… ma non uccide, “A differenza di quello che fa la Mafia”. Sì, le parole di Beppe colpiscono, ma non sanno uccidere. Le parole dei poeti colpiscono per distruggere il male del mondo e creare un mondo di pace e amore, parole che hanno la forza del Rinascimento per realizzare il vecchio sogno dei popoli del mondo per vivere in pace ed essere solidali, in armonia con la storia, le loro culture e tradizioni, per un mondo che all’inizio di questo millennio si è trovato di fronte alle grandi sfide dell’esistenza umana di fronte alle guerre atomiche, e ai cambiamenti climatici e demografici. E Tuttavia, con le ferite nel corpo, questo rapsodo, cantore moderno di poesia non smette di cantare: Il male felice. n/ quale e quanto strazio adesso/ nel rivedere ancora e ancora stragi/ e cenere, maledetta cenere, /mentre quella libertà sognata/ eppure tanto semplice / non arriva / mi resta questa malattia di te / cocente fulminante inguaribile / che non ha rimedi o risorse / solo un desiderio assurdo / ma consapevole! ” Sembra che Beppe cammini nelle orme dei profeti per i quali cantava Arthur Rimbaud. Ecco perché lui crede sempre nella missione della poesia e nella parola dei poeti del mondo.
di Luan Rama
traduzione dall’albanese di Valbona Jakova, da POETIC GALAXY “ATUNIS”
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