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Barcellona, Koeman: “Pensavo che Suarez andasse alla Juventus”

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L’allenatore olandese Ronald Koeman ha parlato in una lunga intervista a Sport. Il tecnico ha raccontato problemi e retroscena sul Barcellona: “Mi considero un uomo del club, ho sempre creduto di avere il dovere di aiutare ogni club che ho allenato, cercando di migliorare la squadra senza fare danni. Certo, quello che sta succedendo al Barça negli ultimi tempi è qualcosa di incredibile. Mi è successo di tutto! Il primo giorno in cui sono arrivato, Messi voleva partire con il famoso burofax; poi la delicata situazione finanziaria del club, la mozione di sfiducia e le dimissioni di Bartomeu e del direttivo. Ci sono stati molti problemi. Non è stato facile“.

Aiuti – “Per esempio favorendo la cessione di Emerson Royal o altri giocatori. Ho detto alla società che avevamo già tre terzini destri. Con Griezmann è stato lo stesso, con l’aggravante che si trattava dell’ultimo giorno, senza il tempo necessario per trovare un sostituto. Aveva un contratto importante e la sua cessione ha contribuito a migliorare la situazione finanziaria. Non potevo dire no. L’arrivo di de Jong però era programmato: avevo già parlato con lui a inizio agosto per capire se c’era possibilità di ingaggiarlo. Volevo un attaccante con caratteristiche diverse e lo conosco molto bene. Ci darà molte soluzioni, in effetti mi chiedo come mai il Barça non abbia mai avuto un giocatore come lui“.

Suarez e la Juventus – “Pentito? No. Sono venuto qui per cambiare alcune cose nella squadra e abbiamo pensato che sarebbe stata una buona cosa. Pensavamo che sarebbe andato alla Juventus e non all’Atletico Madrid, ma non bisogna mai pentirsi di aver preso una decisione consapevole per il bene della squadra e del club“.

Addio Messi – “Una bastonata molto forte. Tutta la pianificazione della stagione è stata fatta su di lui. Anche Leo, dopo quello che è successo la scorsa stagione con il burofax, era super motivato; perdere il migliore del mondo così è una cosa che ti fa male e ti colpisce. Se n’è andato un simbolo. Abbiamo sempre cercato di creare un ambiente e una squadra in cui si sentisse a suo agio. Qui ci sono ragazzi con un grande futuro e si sentiva fiducioso“.

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