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Avoid unnecessary work. Addio al Principe Filippo d’Edimburgo

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Ci sono racconti che, dalle pagine di un libro di storia vengono fuori con prepotenza per diventare poi, col tempo, appannaggio di tutti noi senza accorgercene. Altre, invece, sono quelle che non passano dai manuali ma riescono a riempire libri, rotocalchi, dispacci e politica internazionale che inevitabilmente diventano storia moderna di un passato ormai lontano, ma ancora agganciato al presente con le unghie e con i denti. 

Forse il concetto di monarchia oggi ha un’altra piega, un altro valore e significato, ma resta retaggio di secoli passati che per qualche ragione tarda ancora a scomparire. Con questo sguardo rivolto alla monarchia, ci siamo forse abituati a considerare, la Royal Family britannica, come “La” monarchia per eccellenza, passata al microscopio dei riflettori dei tabloid, protagonista di scandali (veri e presunti), immagine di un mondo che è riuscito a passare indenne dal manuale di storia ad una serie tv, mantenendo il suo fascino.

Tutto ciò spiega come, oggi, alle soglie dei suoi 100 anni d’età, la morte del principe Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo sia diventata più di un affare di stato e di famiglia: è un fatto che coinvolge l’opinione pubblica britannica come quella di tutto il mondo. 

Personaggio fuori dagli schemi ma sempre dentro il solco della nobiltà, è stato per 73 anni il marito, il consigliere, la spalla di Elisabetta II, sempre un passo indietro, come si confà al principe consorte. Di nobili origini, per discendenza patrilineare era membro del Casato di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, adottò il cognome di Mountbatten dalla famiglia di sua madre, per poi rinunciare a tutti i suoi titoli e diventare “semplicemente” Duca di Edimburgo. 

Principe greco, discendenza danese, per sempre Windsor, Filippo, temprato nell’adolescenza nella scuola di Gordonstoun, fu inamovibile solo nell’educazione dei figli, sulla quale dettò legge anche verso la “sua” Regina: gli affari del regno  restavano saldamente nelle mani del Capo di Stato, l’educazione era questione del principe. That’s all!

“Estroverso, prepotente e ruvido, nato principe di Grecia ma nella rovina della famiglia diventato presto un parente povero senza un penny in tasca. Solo uno strenuo sforzo di volontà l’aveva condotto a risalire  la corrente fino a sposare la donna (allora) più ricca del mondo, ma difficoltà e umiliazioni avevano lasciato una cicatrice sul suo carattere all’apparenza esuberante”; così lo ritrae il giornalista Antonio Caprarica nel suo libro Royal Baby, vite magnifiche e viziate degli eredi al trono.

Come apparso nel ricordo della BBC, oltre alla carriera militare, al ruolo di consigliere della corona e pater familias, Filippo verrà ricordato anche per le sue ricorrenti gaffe che, oltre modo, lo renderanno quasi “il nonno” arzillo di tutti noi. Eccone alcune:

  • 1994, parlando a un abitante, benestante, delle isole Cayman: «La gran parte di voi discende da pirati, giusto?»
  • 1995, parlando a un istruttore di guida scozzese: «Come fate a tenere i nativi lontani dall’alcol il tempo necessario per passare l’esame?»
  • 2002, parlando con degli aborigeni in Australia: «Tirate ancora lance?» 
  • 2013, parlando con un’infermiera filippina in un ospedale britannico: «Le Filippine devono essere mezze vuote, siete tutte qui a far funzionare il sistema sanitario pubblico britannico»

Di sicuro con la morte del principe Filippo, la monarchia britannica perde una pedina importante del suo scacchiere, anche se, a discapito degli scacchi, la Regina resta sempre il sole del Commonwealth, mentre la famiglia starà all’ombra in attesa di sviluppi.

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