Le associazione professionali a carattere sindacale militare dell’Arma dei Carabinieri sono in rivolta e scrivono una lettera appassionata al Comandante Generale Teo Luzi.
“Finché non verranno chiarite in modo definitivo le norme di legge relative alle associazioni militari a carattere sindacale – spesso disattese e, nel migliore dei casi, “interpretate” dal Suo Stato Maggiore o dallo Stato Maggiore Difesa (solo per citarne una l’interpretazione dell’art 1479 bis in relazione ai trasferimenti dei dirigenti sindacali )- e sin quando la Sua richiesta di collaborazione istituzionale si limiterà ad accettare “obtorto collo” e in silenzio questo disgregante criterio, noi – in qualità di APCSM – amareggiate e profondamente indignate, Le comunichiamo ufficialmente che – da oggi in poi – non parteciperemo più ad alcuna Sua convocazione. Analogamente, non presenzieremo alle riunioni indette dall’Ufficio Relazioni Sindacali e dall’Ufficio Trattamento Economico, anche riguardo alle delicate materie attinenti il rinnovo contrattuale e il F.E.S.I., nell’ambito delle quali ci interfacceremo direttamente con la “Funzione Pubblica”, presentando proposte congiunte ed evitando così ogni tipo di confronto con il Comando Generale.”
Ma la protesta è indirizzata anche al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni “Per i medesimi motivi, ci riserviamo di valutare se aderire ad eventuali convocazioni da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giorgia Meloni che, con il preoccupante silenzio degli ultimi mesi, sta dimostrando di aver dimenticato le promesse rivolte al nostro comparto durante la coinvolgente campagna elettorale che ha determinato la sua ascesa al Governo del Paese.”
I rappresentanti delle sigle Sim CC, Usic, Unarma, Nsc Siulcc e Usmia CC rappresentati rispettivamente da Serpi, Tarallo, Nicolosi, Zetti, Calabrò e Caforio suggeriscono al Comdante Generale “di intervenire nei confronti del Suo Stato Maggiore, affinché rivaluti l’approccio con le parti sociali, prendendo come esempio i sindacati della Polizia di Stato che, nonostante le gravi ed evidenti problematiche emerse nell’ambito dell’organizzazione logistica del G-7 a Brindisi, sono stati in grado di tutelare l’immagine istituzionale e con essa le figure di vertice verosimilmente responsabili.”
Pungenti le parole inviate al Generale Luzi e all’amministrazione dei Carabinieri ancorata ad un’apertura mentale “retrograda in conflitto con una società in frenetica evoluzione che non vuole accettare, a volte respingendola anche in maniera verosimilmente illegittima.”
Si accomiatano i rappresentanti firmatari della lettera sottolineando che “la nostra azione, convinta e disinteressata, è mossa esclusivamente da ardita passione e da spirito istituzionale. Un sentimento, tuttavia, in conflitto con una profonda delusione che sta diffusamente ledendo i diritti e le tutele dei Nostri Carabinieri, sempre più disorientati e, in taluni casi, abbandonati da una gerarchia prettamente formale e talvolta dispotica che, indisturbata, continua ad alimentare malessere e disaffezione.”
Fonte: comunicato stampa
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