L’unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola ‘conformismo. Così Vivienne Westwood viveva il suo modo di fare moda, una delle ultime grandi icone di questo mondo, che ieri è deceduta all’età di 81 anni. La Gran Bretagna, in pochi mesi, perde l’altra grande regina dopo Elisabetta II: mentre quest’ultima divenne iconica per aver segnato il passo per un’intera nazione, la Westwood disegnava abiti come manifesto ribelle, dando voce ad un fermento culturale che divenne epocale.
Nata nel Derbyshire nel 1941, Vivienne Westwood apre il suo primo negozio nel 1971. Il nome, Let it rock, cambiò diverse volte nel corso della sua storia (Too fast to live to young to die, Sex, etc) vestendo negli anni i teddy boy, i punk, i new romantic e in generale la nuova generazione ribelle inglese. A vestire gli abiti di Westwood fu soprattutto la band Sex Pistols, che del punk fu icona, approdando prima di tutto alla strada e al jet set e poi al mondo della moda.
All’inizio degli anni Ottanta Westwood diede una svolta al suo lavoro: iniziò a disegnare abiti in modo più professionale, cambiando al contempo registro e adottandone uno più romantico. Nel 1981 il negozio venne chiamato World’s End e gli interni furono arredati in modo da richiamare un galeone pirata. La prima collezione di Westwood che sfilò in passerella si chiamava appunto Pirate.
Nel ’92 venne nominata OBE (Order of British Empire) dalla Regina Elisabetta, che ormai le aveva “perdonato” il periodo irriverente vicino ai Sex Pistols: in quell’occasione, però, la Westwood si presentò a palazzo senza intimo indossando solo i collant e, di fronte ai fotografi che le stavano scattando delle foto, fece ruotare l’ampia gonna con cui si era vestita. In seguito disse di averlo fatto per mostrare meglio l’outfit, anche se ai più sembrò solo un modo per stemperare gli animi.
Il cordoglio del marito e partner creativo Andreas Kronthaler recita così: “Continuerò con Vivienne nel mio cuore”.
Goodbye Vivienne!
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