Sembra palese come persino i missili abbiano una chiara connotazione politica. Ad esempio, quando sganciati dalle derive “progressiste”, sembrerebbero quasi innocui. Ad un mese dall’insediamento nella Casa Bianca, ecco che arriva la prima operazione militare firmata Joe Biden. Gli Stati Uniti hanno bombardato la zona orientale della Siria, al confine con l’Iraq, prendendo di mira una milizia filo-iraniana. L’assalto ha avuto un chiaro obiettivo: rendere inoffensiva la cellula militare dopo che la stessa era stata riconosciuta responsabile di tre separati attacchi missilistici avvenuti lo scorso 15 febbraio contro le forze americane in Iraq. L’Osservatorio Siriano per i diritti dell’uomo parla di “almeno 22 vittime” tra i combattenti.
“Siamo fiduciosi sull’obiettivo che abbiamo attaccato, siamo convinti che era usato dalla stessa milizia sciita che ha condotto gli attacchi contro di noi”. Così il portavoce del Pentagono, John F. Kirby. Kirby ha parlato di una risposta militare “proporzionata” condotta “insieme a misure diplomatiche”.
Forse i missili contro le basi americane erano un modo per testare la reazione di Biden. La Casa Bianca però non ha accusato alcun gruppo specifico. Ha fatto sapere, invece, di ritenere l’Iran diretto responsabile delle azioni. “Molti di questi attacchi – dichiara il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price – sono stati portati avanti con armi prodotte o fornite dall’Iran”.
L’attacco ha innervosito la Russia, storico alleato dell’Iran in Siria. Il vicepresidente della commissione Affari Internazionali della Duma di Stato, Aleksei Chepa, ha parlato di “azione illegittima” che andrebbe “condannata categoricamente da tutti i Paesi”.
Una settimana fa, con complice silenzio dei media main-stream, il presidente Americano lanciava un monito all’Europa, mettendola in guardia sui rischi di «una nuova Guerra Fredda» se sui rapporti con la Russia e con la Cina ognuno dovesse fare per conto proprio. Avete per caso assistito a qualche parata di scudi contro queste minacce (nemmeno tanto) velate?
“La democrazia è sotto attacco“, dice Biden, sia nel Vecchio Continente che negli Stati Uniti, “il rischio che le autocrazie possano prevalere è reale”. Biden è convinto che negli ultimi anni gli alleati europei abbiano strizzato l’occhio a Mosca e Pechino, dal 5G alla nuova Via della Seta, senza contare la dipendenza energetica dal gas russo. “Bisogna respingere in tutti i modi gli abusi economici perpetrarti dalla Cina. Tutto il mondo deve giocare con le stesse regole“. A seguire una pubblica accusa a Pechino, reo di infrangere continuamente le norme comuni minando le fondamenta del sistema economico internazionale. Nessuno sconto per la Russia di Vladimir Putin: “È una reale minaccia per le nostre democrazie. Putin cerca di indebolire il progetto europeo e la Nato. Vuole minare l’unità e l’alleanza transatlantiche per intimidire più facilmente e usare la sua prepotenza contro i singoli Stati”. Attacco finale all’Iran: “Gli Usa non potranno non rispondere alle azioni destabilizzanti dell’Iran. Teheran dovrà garantire l’accesso degli ispettori dell’Aiea ai siti nucleari“.
La pluralità d’informazione è eccezionale perché consente a tutti di farsi una propria idea. C’è però un ultimo nodo da sciogliere: se le stesse identiche parole fossero state proferite da un conservatore… cosa sarebbe successo?
Articolo a cura di Giomaria Langella
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