Sull’app Immuni aumentano i dubbi. Seppur presentata come “l’applicazione ritenuta più idonea” dal commissario Arcuri, la realtà non è così. I membri del gruppo numero 6 della task force per l’utilizzo dei dati contro l’emergenza Covid-19, istituita su iniziativa del ministero per l’Innovazione, non hanno indicato la sola Immuni, ma due soluzioni.
“È opportuno che il processo d’implementazione preveda il test in parallelo delle due soluzioni tecnologiche individuate”.
Si legge questo nella relazione conclusiva del gruppo incaricato di valutare le app di contact tracing. Eppure il ministro per l’Innovazione, Paola Pisano (M5S), ha comunicato un esito diverso al presidente del Consiglio Conte, facendo ricadere la scelta della sola app ‘Immuni‘ sulla task force.
LA LETTERA DEL MINISTRO PISANO
Lo scorso 9 aprile in commissione Trasporti alla Camera, il ministro Pisano ha anticipato i contorni dell’app di contact tracing per contrastare il contagio da Covid-19. Nell’occasione ha annunciato l’invio della relazione finale della task force al termine del processo di valutazione del gruppo di lavoro, che ha esaminato ben 319 proposte tra il 24 e il 26 marzo.
Pertanto il 10 aprile Paola Pisano scriveva a Conte: “Caro Presidente, il gruppo di lavoro ha indicato nella soluzione denominata ‘Immuni‘ quella più rispondente alle attuali necessità”.
IL COMMISSARIO ARCURI
È così che con un’ordinanza del 16 aprile, il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri disponeva la stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con Bending Spoons S.P.A., la società sviluppatrice dell’app Immuni.
“Considerato che, all’esito delle valutazioni effettuate dal Gruppo di lavoro e comunicate al Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, è stata selezionata la soluzione denominata ‘Immuni’, proposta dalla società Bending Spoons […]”, è quanto si legge nell’ordinanza. L’app è stata scelta perché “ritenuta più idonea per la sua capacità di contribuire tempestivamente all’azione di contrasto del virus, per la conformità al modello europeo delineato dal Consorzio Pepp-pt e per le garanzie che offre per il rispetto della privacy”.
IL GRUPPO DI LAVORO
Peccato che gli esperti della task force nominata dal dicastero retto da Pisano abbiano messo nero su bianco due soluzioni.
Il gruppo coordinato da Fidelia Cascini e Paolo De Rosa è inoltre composto da Francesca Bria, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Ciro Cattuto, Leonardo Favario, Alfonso Fuggetta, Andrea Nicolini, Alberto E. Tozzi, Simone Piunno, Stefano Calabrese ed Umberto Rosini.
Nella relazione di 37 pagine pubblicata lo scorso 29 aprile sul sito del ministero per l’Innovazione, la task force non ha effettuato alcuna scelta. Il gruppo di lavoro ha invece indicato due soluzioni: Immuni e CovidApp. Suggerendo di testarle entrambe prima di prendere una decisione definitiva.
Quando gli esperti della task force apprendono la decisione della Pisano la loro reazione è di ‘totale sconcerto’. Il ministro ha mentito, scaricando su loro una decisione presa da lei. La singolare decisione inoltre “sconfessava” il metodo usato dai sottogruppi di lavoro che si sono occupati della procedura di valutazione e selezione delle tecnologie per il contact tracing.
LE PAROLE DI RICCIARDI
La presentazione di un’app vincitrice da parte della ministra Pisano smentisce anche Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, membro della stessa task force e rappresentante italiano nel comitato dell’Organizzazione mondiale della Sanità. “Ci sarà una short list di app, ovvero una rosa di soluzioni tra cui scegliere”, aveva garantito Ricciardi all’Ansa il 9 aprile, cioè il giorno prima della comunicazione di Paola Pisano al presidente Conte.
IMMUNI E COVIDAPP
Nella relazione finale degli esperti si legge che le app individuate sono due: “ritenute teoricamente valide per essere testate a scopo di implementazione nell’attuale situazione emergenziale. Si tratta in particolare di Immuni e di CovidApp”. Nel report, Immuni “risulta essere ad uno stadio di sviluppo più avanzato della soluzione CovidApp”. I tecnici avevano precisato che Immuni “appare all’esito di questa prima valutazione più adeguata, mentre CovidApp come una buona soluzione alternativa e/o di riserva”. Ma anche “il processo di implementazione deve essere ridondato e deve basarsi su almeno due soluzioni. È opportuno che il processo d’implementazione preveda il test in parallelo delle due soluzioni tecnologiche individuate”. Nella relazione compare come punto di forza dell’app Immuni l’integrazione della soluzione Pepp-Pt. I tecnici della task force lo hanno considerato un fattore positivo per quanto riguarda la possibilità di avere in breve tempo una soluzione europea condivisa. Eppure, il 29 aprile, il ministro dell’Innovazione Paola Pisano ha confermato che l’app utilizzerà il modello sviluppato da Google e Apple.
Inversione di rotta. Si seguirá l’approccio decentralizzato dei colossi statunitensi, più rispettoso della privacy, e non quello centralizzato adottato dal consorzio Pepp-pt (di cui Bending Spoons fa parte).
IL COPASIR
“Il ministro Pisano dovrà rispondere al Copasir sulla App Immuni in merito alle tematiche inerenti la sicurezza nazionale, tanto più su una materia in cui lo stesso Copasir aveva svolto una specifica relazione al Parlamento”, ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir. Dopo la Pisano, il Copasir ascolterà anche il commissario Domenico Arcuri.
FRATELLI D’ITALIA
Nel frattempo, per la titolare del dicastero dell’Innovazione arriva un’ondata di polemiche dall’opposizione. “Perché Pisano ha valutato come migliore scelta proprio ‘Bending Spoons’? Solo per lo stadio più avanzato? Presenteremo un’interrogazione per chiedere chiarezza”, ha annunciato oggi il responsabile Innovazione di Fratelli d’Italia, deputato Federico Mollicone. “Il bluetooth non è il migliore dei sistemi di comunicazione, dato che crea molti falsi positivi. Infine, non possiamo negare i nostri dubbi che la misura, se non accompagnata come richiesto da FDI, da test per tutti, nell’ottica della complementarietà, come avvenuto in Corea del Sud, possa rivelarsi inutile, a fronte anche dei ritardi nello sviluppo”, ha concluso Mollicone. Anche Forza Italia ha da ridire: “Secondo quanto si legge su Il Foglio, anche la ministra dell’Innovazione è protagonista di un’altra ‘trattativa’ in barba alla pletora di 74 esperti di cui si è circondata per la vicenda della App. È l’ennesimo giallo di un governo che quotidianamente stressa e angoscia gli italiani per la sua attitudine a non dare le risposte che tutti si attendono in economia e sul lavoro”, ha detto il portavoce dei gruppi di Forza Italia alla Camera ed al Senato, Giorgio Mulé.
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