C’è un legame tra il capoluogo della Sardegna e la capitale argentina: un legame che parte dal santuario di Nostra Signora di Bonaria, per finire a Buenos Aires. E’ una bella storia cominciata 700 anni fa.
Accanto al colle del Castello di Cagliari c’è una collina che, tanti secoli fa, era lambita dal mare che ricopriva tutto l’attuale viale Diaz. Nella collina s’aprivano numerose grotte ed al tempo dei Romani era usata come necropoli. In seguito vi era stato costruito un piccolo convento dei frati della Mercede, che si adoperavano per la liberazione ed il riscatto degli schiavi. Si racconta che già d’allora uno dei frati avesse fatto una curiosa profezia: “Verrà una a cui sarà dato il nuovo nome del colle” che nessuno sapeva interpretare. Nel 1324 arrivò in Sardegna l’Infante di Aragona per conquistare la città di Cagliari e si fermò sulla collinetta che, per la sua aria salubre, chiamò Buen Aire. Mentre l’infante si stabiliva in una delle tante grotte, che prese subito il nome di “Sa grutta de su rei”, fu costruito in fretta e furia un piccolo borgo fortificato con una chiesetta dedicata alla Madonna (una parte delle antiche strutture è rimasta nel vecchio santuario che è stato più volte rimaneggiato). Il borgo, chiamato anche Barceloneta, fu abbandonato dopo l’occupazione della città e ben presto non ne rimase traccia. Restò invece la chiesa, donata dall’infante ai frati, con la bella statua di origine bizantina di Nostra Signora del Miracolo, che oggi si trova in una nicchia sul lato destro del presbiterio ma che un tempo si trovava appunto nell’altare maggiore.
Si racconta che un ubriacone, che perdeva sempre al gioco, si fosse recato alla chiesetta per chiedere alla Madonna la grazia di vincere almeno una volta, promettendo che avrebbe donato metà della vincita ai frati ma anche minacciando di rovinare la statua se non lo avesse aiutato. Naturalmente anche la sera l’ubriacone perse ed infuriato si precipitò in chiesa e, salito sull’altare, alzò il pugnale per decapitare la statua ma, appena l’arma toccò il collo della Madonna, ne sprizzò fuori del sangue vivo che macchiò le mani dell’uomo che rimase inebetito (sulla statua è ancora visibile il segno del coltello) e fu arrestato.
Il 3 febbraio 1536 il conquistatore spagnolo Pedro de Mendoza, capo di una spedizione che doveva esplorare e colonizzare i territori attorno al Mar de la Plata, fondò un villaggio al quale diede il nome di Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires. A bordo della nave della erano presenti anche due frati Mercedari, che si erano imbarcati a Siviglia, da dove era partita la spedizione. La devozione alla Madonna sarda approdò anche in Argentina con la citata spedizione del Mendoza, il quale era molto devoto della Madonna, al punto che, nel testamento redatto tre giorni prima della partenza della sua nave egli chiama Maria “Avvocata e Signora di tutti i miei fatti”. Ben presto, dopo lo sbarco sorsero nel nuovo continente, e in particolare nell’estuario del Rio de la Plata diverse chiese, cappelle e istituzioni dedicate alla protettrice dei naviganti, tra le quali anche l’“Ospedale di Nostra Signora di Buen Aire della Comunità dei Naviganti”. Gli anni passavano ed ecco si arrivò al 1370. Una notte una nave, chi dice spagnola chi dice italiana ma la cosa non è certo rilevante, proprio mentre si trovava a transitare di fronte alla collina che ormai tutti chiamavano di Bonaria, per salvarsi da una terribile tempesta, fu costretta a gettare tutto il carico in mare. Immediatamente la tempesta cessò e, mentre i marinai si davano da fare per recuperare almeno in parte la merce, una cassa galleggiando dolcemente si diresse verso la riva dove l’indomani la trovarono alcuni pescatori, proprio nel punto indicato dalla colonnina a destra di chi sale dal viale Diaz. Incuriositi cercarono di smuoverla o di aprirla ma senza riuscirci ed ecco che, mentre stavano lì senza sapere che fare, un bambino muto dalla nascita disse: “Chiamate i frati: è per loro!”. Esterrefatti i pescatori ubbidirono e due fraticelli subito accorsi, senza fatica e senza sforzo, sollevarono la cassa e la portarono in cima alla collina. Il Padre Superiore allora aprì la cassa e tutti videro che conteneva una bellissima statua lignea della Madonna con i capelli sciolti sulle spalle ed il Bambin Gesù sul braccio sinistro mentre sul destro reggeva una candela ancora accesa nonostante la cassa fosse rimasta tante ore in mare. Stupefatti da tanti eventi straordinari i frati presero la statua e la portarono nella chiesetta sistemandola in un altare laterale. La voce dell’arrivo miracoloso si sparse subito tra i pescatori e la gente l’indomani corse a vedere la statua arrivata dal mare ma con grande stupore i frati, quando aprirono la chiesetta, trovarono la statua sull’altare maggiore e l’altra in disparte. Pensando ad uno scherzo rimisero le statue al loro posto ma l’indomani ancora la Madonna venuta dal mare era sull’altare e la notte restarono di guardia per scoprire l’autore dello scambio ma, con grande meraviglia e spavento, s’accorsero che erano le statue a sollevarsi da sole e a scambiarsi il posto. Capirono così che la nuova Madonna voleva che fosse dedicata a Lei la chiesetta e la lasciarono sull’altare e la chiamarono Madonna di Bonaria proclamandola protettrice dei marinai. Ben presto il numero delle grazie da Lei accordato fu tale che tutti i muri della piccola chiesa furono ricoperti da cuori d’argento, catene di schiavi, dipinti che riproducevano l’evento miracoloso vissuto. Davanti all’altare fu appesa una lampada a forma di veliero, donata da una nobile famiglia cagliaritana, ritenuta dai pescatori miracolosa perché orienta la prua a seconda dei venti aiutandoli a decidere se è il caso di uscire con le barche oppure no. Si dice che un giorno si pensò di sostituire la fune che sosteneva la navicella con una lussuosa catena d’argento ma la navicella non si mosse più ed i pescatori ottennero che fosse risistemata come prima. È ancora lì ma chissà se c’è qualcuno che ancora si ricorda di guardarla. L’affluenza dei pellegrini col tempo divenne così imponente che si pensò di costruire una chiesa più grande. La nuova basilica, iniziata nel 1704, per i troppi architetti che vi lavorarono per farne un capolavoro, finì con l’essere solo grande: né molto bella né di grande pregio artistico, perciò i pellegrini che ogni giorno l’affollano passano dopo a salutare la loro Madonna nella chiesetta vecchia. Nel 1869 il colle di Bonaria venne in parte spianato, sia per costruire una bella strada per raggiungere il Santuario, sia per stanare i banditi che si nascondevano nelle grotte del colle, ed il pavimento della chiesa fu abbassato. Furono così distrutte molte tombe che vi si trovavano e le mummie rinvenute furono conservate nel museo ricavato accanto all’antica chiesetta. Nel 1970, in occasione della visita di Paolo VI, fu, poi, deciso di dare una sistemazione definitiva al vecchio santuario. La festa della Madonna di Bonaria si celebra il 24 aprile ma il rito più suggestivo è quello che si celebra la prima domenica di luglio quando la statua della Madonna è portata in solenne processione a benedire il mare.
di Massimiliano Perlato.
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