Se si potesse dare un nome a chi dedica la propria vita all’arte e alla cultura, soprattutto a quella della terra in cui si è nati, sarebbe quello di Angelino Mereu. Nato ad Orani nel 1956, si è diplomato Maestro d’arte all’Istituto d’arte di Nuoro nel 1975 e subito si è trasferito a Firenze dove ancora vive. Giornalista, collezionista e appassionato d’ arte, si è occupato più volte di argomenti che riguardano la Storia dell’arte, gli artisti e la cultura della Sardegna. Ha ideato e realizzato la mostra “Sardegna in copertina”, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, dedicata ad artisti e illustratori sardi del ‘900. Ma Angelino è anche scrittore infatti ha pubblicato il volume “Il Nivola ritrovato. Un artista tra l’America e il Mugello” (Nardini Ed., Firenze 2012) che ricostruisce la permanenza dell’artista Costantino Nivola in Toscana, ristampato poi nel 2022. Sempre per l’editore Nardini, ha pubblicato “Mastros de Linna. Artigiani del legno, falegnami e carpentieri a Orani”, nel 2016 “Mastros de erru. Il ferro battuto e la lavorazione dei metalli a Orani” e, nel 2018, “Mastros de pannos. La tradizione della sartoria artigiana a Orani”.
Tra le tante passioni anche quello della pittura, l’acquerello, con esposizioni che hanno avuto ottime recensioni dal pubblico e dalla critica. Una mostra personale è stata realizzata a Firenze nel 2017 dal titolo “Tavolara. L’isola che c’è” dove sono state esposte oltre sessanta acquerelli dedicati all’isola di Tavolara. Nell’occasione è stato pubblicato dall’Editore Nardini un libro/catalogo di 64 pagine a colori con prefazione del geologo Mario Tozzi.
Questo suo amore per la Sardegna l’ha portato ad essere eletto nel 2015 come Presidente ACSIT (Associazione Culturale Sardi in Toscana), incarico che ad oggi ricopre.
Tutto questo sapere, chiaramente, non poteva restare solo per alcuni e allora ecco nascere il nuovo progetto di Mereu “Sardus Paper”, una collana editoriale dedicata a personaggi ed eventi dell’isola Sarda da alcuni dimenticati.
D: Angelino Mereu, Presidente del circolo Sardo Acsit di Firenze, possiamo dire un caposaldo per gli emigrati della città. Ripercorriamo insieme la storia di questa realtà fondamentale per tutti i sardi.
R: L’ACSIT (Associazione Culturale Sardi in Toscana) rappresenta per i sardi residenti a Firenze e in Toscana un punto di riferimento insostituibile, per la sua storia e per i servizi che riesce ad erogare. Mi piace ricordare che quest’anno l’Associazione festeggia il quarantennale della fondazione. E mi piace ricordare che il circolo, a Firenze, è stato creato in un particolare momento storico: quando a Firenze e in Toscana si parlava di sardi solo in funzione dei sequestri di persona. Ebbene, l’ACSIT e le centinaia di sardi che in questi quarant’anni hanno sostenuto l’associazione, hanno dimostrato di essere grandi lavoratori, onesti, vicini alle istituzioni e, giorno dopo giorno, impegnati a valorizzare tutti gli aspetti positivi che la Sardegna è in grado di esprimere.
D: Qual è lo stato di salute dell’emigrazione Sarda?
R: La situazione, negli anni, è molto cambiata. Fino alla fine degli anni ’70 si veniva via dalla Sardegna con la precisa sensazione di emigrare. Col cambiare delle abitudini e con le nuove tecnologie oggi disponibili, le distanze si sono accorciate. Viviamo in un’era dove la globalizzazione detta le regole e muoversi per lavoro o per studio, trasferendosi in continente o all’estero, non ha più l’effetto traumatico che aveva in passato.
Semmai si rimane alquanto perplessi se pensiamo che si può raggiungere in giornata New York o Pechino mentre, a volte, è più complicato rientrare a Cagliari o a Olbia.
D: L’amore per la Sardegna è cosi importante che da poco è nato un progetto editoriale, Sardus Paper. Di cosa si tratta?
R: Il progetto “Sardus Paper” è una mia invenzione, una collana editoriale dedicata alla Sardegna, fatta di pubblicazioni agili e brevi (40/50 pagine) che recuperano scritti del passato dedicati alla nostra Isola. Con questa collana sono andato a ricercare articoli del passato, dell’800 o dei primi del Novecento, e li ho riproposti spiegando chi era l’autore o a quale evento si riferivano. La particolarità è data dal fatto che la collana si rivolge a un pubblico molto ristretto di bibliofili e appassionati, tanto è vero che la tiratura sarà di 50/60 copie numerate per ogni fascicolo.
D: Al momento sono quattro i libri che sono stati pubblicati tra cui uno a sua firma “Signorina Mariannedda ‘e sos battor moros”. Come mai l’importanza di raccontare la storia di Marianna Bussalai?
R: Sinora sono usciti tre numeri più il “Numero Zero” dedicato a Marianna Bussalai che riprende il testo di un mio intervento al convegno su Mariangela Maccioni, organizzato dall’Istasac di Nuoro lo scorso novembre. Marianna Bussalai, poetessa e intellettuale raffinata, è un personaggio poco conosciuto anche in Sardegna ed è importante farla conoscere anche ai più giovani, in modo che le sue idee, i principi di giustizia e libertà che lei propugnava siano sempre vivi e attuali.
D: Il progetto prevede l’uscita di 10 numeri l’anno. Esiste una difficoltà nel trovare storie e materiale di una Sardegna del passato?
R: Non è difficile per me individuare gli articoli e i testi da riproporre in quanto da anni studio e approfondisco la storia e la cultura della Sardegna. L’obiettivo di “Sardus Paper”, comunque, non è solo quello di riproporre scritti del passato, ma anche quello di coinvolgere autori contemporanei con testi inediti o con contributi critici sulle cose che di volta in volta saranno pubblicate. L’ultimo fascicolo di Marzo, ad esempio, ripropone uno scritto di Giuseppe Dessì del 1949 sulle donne sarde. Lo scritto è accompagnato dalla prefazione della Prof. Anna Dolfi, docente di letteratura contemporanea, Accademica dei Lincei e massima studiosa dell’opera di Dessì. Il fascicolo è ulteriormente arricchito dai disegni appositamente realizzati per “Sardus Paper” dal Maestro Francesco Del Casino
D: Quindi, edizioni molto curate nei contenuti e nei dettagli rivolte a un pubblico scelto?
R: sicuramente un’attenzione particolare è rivolta alla cura della grafica, delle immagini e dei dettagli. La collana “Sardus Paper”, comunque, è edita in collaborazione con l’Editore Nardini di Firenze, e tramite il loro sito chiunque può acquistare i singoli fascicoli o abbonarsi per avere i dieci 10 numeri previsti per il 2023. (Tutte le informazioni sono reperibili sul sito Nardini alla pagina https://www.nardinieditore.it/categoria-prodotto/sardus-paper/ ).
D: Per concludere come si vede la Sardegna attuale dall’esterno? Soprattutto in che cosa è migliorata l’isola ma anche quali sono le sue criticità?
R: Chi, come me, vive fuori dalla Sardegna ormai da quasi 50 anni, ha una visione spesso distorta dai ricordi e dal proprio vissuto. Certo ci sono criticità (le difficoltà di collegamento, prima di tutto) e le notizie che arrivano non sono sempre positive. Quando leggiamo e sentiamo, ad esempio, a proposito della situazione del sistema sanitario non ci fa ben sperare, anche perché abbiamo ancora legami forti con amici e parenti residenti nell’isola e certe notizie non ci fanno stare tranquilli. Per contro abbiamo altre informazioni, ad esempio per quanto riguarda le proposte culturali, che fanno intravvedere una Sardegna viva che gioca ruoli di primo piano nelle arti figurative, negli spettacoli, nel cinema.
Noi sardi residenti fuori dalla Sardegna, soprattutto noi che ci impegniamo all’interno dei circoli, cerchiamo di captare tutti i segnali che arrivano e cerchiamo di dare risposte, dove occorre, e di promuovere la Sardegna di oggi. Spesso lo facciamo con difficoltà in quanto siamo legati a tutta una serie di prassi burocratiche che non aiutano. Per lavorare al meglio, per i circoli e per la Sardegna, abbiamo bisogno di una classe politica attenta e pronta a “cogliere l’attimo”; una classe politica che presti attenzione agli stimoli che arrivano dai sardi nel mondo e che, magari, si doti di strumenti in linea con i nostri tempi, invece di continuare a gestire le nostre attività con una norma risalente agli anni ’90 del secolo scorso quando, solo per dirne una, si comunicava ancora con i fax perché i computer e i telefonini non c’erano.
di Claudio Moica
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