La proposta delle barriere di plexiglass in spiaggia aveva suscitato perplessità e polemiche. Ma via via che ci si avvicina alla presunta data di fine lockdown l’idea di utilizzare i pannelli protettivi parafiato per assicurare la necessaria distanza sociale per prevenire il contagio da coronavirus è stata adattata a ristoranti, pizzerie, supermercati, farmacie, banche e negozi. Largamente utilizzato anche nel mondo della stampa: dalle targhe alle insegne luminose, passando per espositori, portaoggetti, portachiavi, gadget. Il plexiglass é destinato a diventare il materiale più richiesto del 2020 perchè in grado, nella cosiddetta ‘Fase 2’, di garantire una ripartenza in sicurezza.
Il plexiglass altro non è che polimetilmetacrilato (Pmma): fu ideato dal chimico Otto Rohm e prodotto in Germania nel 1933. Questo materiale ha assunto varie denominazioni e marchi commerciali, come ‘plexiglas’, ‘acrilico’ o ‘metacrilato’. È apprezzato perché duraturo, resistente agli agenti atmosferici e facilmente lavorabile: oltretutto è leggero e ha un elevato punto di rottura. Rispetto al vetro è più sicuro e non si frantuma.
Nelle ultime settimane, la domanda è esplosa, ma la materia prima comincia a scarseggiare. Sono già stati svuotati i grandi depositi di Pmma di tutto il mondo, dalla Cina alla Germania. Secondo gli esperti del settore, per almeno un altro mese ritarderanno le consegne della materia prima. In Italia la produzione è estremamente inferiore alle altre realtà, con soli 5 stabilimenti attivi. In questo periodo il prezzo del materiale è salito alle stelle. Il costo é variabile, in base a grandezza del pannello e qualità del materiale stesso, ma per le grandi forniture si oscilla tra 40€ e 60€ al metro quadro a seconda dello spessore, disponibile da 5 fino a 20 millimetri. Al massimo dello spessore, il costo delle lastre decuplica. Il plexiglass presenta un altro vantaggio, scarsamente tenuto in considerazione: rispetto ad altre materie plastiche, in caso di incendio non produce fumi tossici.
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