Nella capitale del Marocco, Rabat, il Sottosegretario di Stato americano per gli Affari delle Organizzazioni Internazionali, Michele Sison ha incontrato il Ministro degli Esteri, Nasser Bourita, mercoledì 25 gennaio, e ha ribadito in una conferenza stampa congiunta la stessa posizione degli Stati Uniti sulla questione del Sahara, espressa in Algeria durante il suo incontro di martedì con i responsabili algerini e il ministro degli Esteri algerino, Ramtane Lamamra.
Nella sua dichiarazione, Michèle Sison ha sottolineato “il forte apprezzamento degli Stati Uniti al ruolo di Sua Maestà il Re Mohammed VI a favore della pace e della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente”. Il Marocco ospita gli uffici di 21 agenzie delle Nazioni Unite, il che di per sé parla del ruolo essenziale del Regno come leader regionale e continentale e del suo impegno per la diplomazia multilaterale. Michèle Sison ha voluto sottolineare “quanto l’Amministrazione Biden apprezzi pienamente i contributi del Regno del Marocco alle missioni di mantenimento della pace dell’Onu in tutto il mondo” e si è detta “felice di essere in Marocco, uno dei più stretti e antichi alleati degli Stati Uniti. L’amicizia marocchino-americana risale al tempo della creazione degli Stati Uniti d’America”, infatti, il Marocco fu il primo paese a riconoscere i nuovi Stati Uniti indipendenti nel 1777.
La visita di Michèle Sison nel Regno fa parte di un’amicizia secolare che non è mai venuta meno e si ricorda che i due Paesi si sono sempre trovati dalla stessa parte nella Storia che sia la Seconda guerra mondiale, la Guerra fredda, la lotta contro la piaga del terrorismo o la promozione della pace e della sicurezza in Medio Oriente.
Sison “ha accolto con favore le discussioni positive e produttive che ha avuto con il Ministro, Nasser Bourita, in merito all’impegno del Marocco e degli Stati Uniti per il mantenimento della pace e della sicurezza” e ha ribadito il sostegno degli USA al piano marocchino di autonomia, come soluzione seria, credibile e realistica del conflitto artificiale sul Sahara marocchino. La posizione USA, che si distingue per sincerità e rispetto reciproco, contrasta quella francese che trova nell’imbarazzo per liberarsi dell’era coloniale passata.
Da aggiungere che gli Stati Uniti avevano solennemente proclamato, nel dicembre 2020, che la proposta di autonomia nel Sahara è seria, credibile e realistica, qualificandola come base unica per una soluzione giusta e duratura, sul conflitto artificiale sul Sahara marocchino. Questa costanza USA nei confronti del piano di autonomia è ulteriormente confermata dalla nuova dichiarazione di Sison, senza trascurare la proclamazione presidenziale americana che riconosce la piena e completa sovranità del Marocco sul suo Sahara è stata distribuita ai 193 Stati membri delle Nazioni Unite, come documento ufficiale.
Il riflusso europeo e in particolare francese sta cedendo il passo al rafforzamento e alla diversificazione delle partnership del Marocco con gli alleati tradizionali, in particolare gli Stati Uniti e non solo. I secolari rapporti tra Stati Uniti e Marocco non si accontentano di invocare il passato, ma vanno ben oltre, approfittando del percorso storico per aprire prospettive rinnovate e reciprocamente proficue, a differenza di chi sfrutta la Storia per mantenere un’egemonia e una rendita geostrategica che non hanno più posto. In questa contesto, la Francia è scontenta del suo declassamento insito nella nuova dinamica del partenariato marocchino-americano, e questo è avvenuto dopo gli Accordi di Abramo e il triangolo Marocco-USA-Israele. La costanza dell’amicizia americana verso il Regno e così consolidata dal riconoscimento da parte degli Stati Uniti della leadership del Marocco come polo di pace e stabilità nel mondo.
Assicurandosi di presentare la signora Pope, direttrice generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni che era in viaggio in Marocco, Sison, e attraverso di lei l’amministrazione Biden, “riconoscono il ruolo di Sua Maestà il Re, nominato leader dell’Unione Africana in materia di migrazione”. Si tratta di altro riconoscimento dell’approccio umanista al centro della strategia nazionale di immigrazione e asilo avviata dal Sovrano in Marocco.
Di Belkassem Yassine
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